La Germania, opera di Tacito tradotta da Marinetti nel 1928, fa parte della Collezione romana diretta da Ettore Romagnoli. Sono volumi rilegati in tela editoriale, con l’aquila dorata all’angolo superiore del piatto e fregi di Duilio Cambellotti nel testo.
Alle traduzioni parteciparono anche altri futuristi, come Massimo Bontempelli e Paolo Buzzi.
La collezione era costituita da oltre 100 volumi in 3 edizioni:
- Volumi con testo latino a fronte
- Volumi in latino
- Volumi con sola traduzione italiana
Naturalmente anche oggi chi non conosce quest’opera si chiederà perché un autore futurista abbia tradotto un’opera passatista.
Anche all’epoca se lo chiesero e Marinetti rispose nella prefazione elencando ben 9 motivi, fra cui rivivere i tempi del collegio ad Alessandria d’Egitto quando traduceva quella stessa opera dal latino al francese. Ma anche «per dimostrare che la creazione delle parole in libertà non proviene da ignoranza delle origini della nostra lingua».
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Incipit de La Germania
I
I fiumi Reno e Danubio separano l’intera Germania dai Galli dai Reti e dai Pannoni; la reciproca paura e i monti la separano dai Sarmati e dai Daci. L’Oceano cinge le altre parti, riempiendo vasti golfi e abbracciando immense estensioni d’isole; se ne conobbero recentemente alcuni popoli e alcuni re rivelatici dalla guerra.
Il Reno scaturito da una inaccessibile e ripida vetta delle Alpi Retiche, con moderata curva si volge ad Occidente e si mescola all’Oceano settentrionale.
Il Danubio effuso da un alto giogo del monte Abnoba, giù pel suo molle pendìo visita molti popoli finché rompe fuori da sei foci nel Mare Pontico.; la sua settima bocca bava nelle paludi.
II
Sono propenso a considerare i Germani una razza indigena menomamente mista d’altre genti sopravvenute o ospitate; poiché coloro che cercavano di mutare sede una volta non partivano per terra ma su flotte armate e l’immenso Oceano, direi agl’antipodi del paese nostro, è raramente percorso da navi. D’altra parte, senza parlare del pericolo di un mare orrido e sconosciuto, chi mai, lasciata l’Asia o l’Africa o l’Italia, sarebbe andato in Germania, squallida terra sotto rigido cielo, triste a coltivarsi e a guardarsi, se non fosse la sua patria?
Celebrano nei carmi antichi, unico loro modo di ricordare e fare la storia, il Dio Tuistone, nato dalla Terra e suo figlio Manno, capostipiti e fondatori di quella gente. Assegnano a Manno tre figli dai cui nomi i prossimi all’Oceano sono chiamati Ingevoni, i centrali Erminoni e gli altri Istevoni. Alcuni affermano colla libertà degli storici del passato, che da quel Dio siano nati più figli e più nomi di popoli, Marsi, Gambrivi, Suebi, Vandali, e che tali siano i veri e antichi nomi. Secondo questi storici, il vocabolo Germania è recente e da poco tempo aggiunto; i primi che passato il Reno ne scacciarono i Galli e ora sono detti Tungri, si chiamavano una volta Germani. Così insensibilmente prevalse il nome della nazione sul nome della gente, e tutti si fecero chiamare Germani dal vincitore per intimorirlo, poi adottarono il nome che avevano inventato.
- La Germania di Tacito
- Traduzione di F.T. Marinetti
- Società anonima Notari Ist. ed. italiano
- 1928
- 216 pagine
- Lire 12,50
- Prefazione
- La Germania
- Note a «La Germania»
- Atto Vannucci: Di Tacito, della sua vita e delle sue opere
- Vita e opere di Tacito