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Futurismo

Che cos’è il Futurismo?

Un manifesto del 1919, firmato dallo stesso Marinetti insieme a Emilio Settimelli e Mario Carli, risponde alla domanda. Il titolo stesso “Che cos’è il Futurismo? – Nozioni elementari” non lascia infatti alcun dubbio nei propositi del manifesto.

Vita, politica e arte sono le tre aree prese in considerazione, legate da quel filo conduttore che sempre ha caratterizzato il movimento futurista: un inno all’energia e alla forza, al progresso e all’innovazione, al coraggio e all’audacia.

Lotta alle tradizioni per dare il via allo svecchiamento dell’Italia, donandole nuovo vigore e un’immagine più moderna, forgiata dalle menti creatrici dei giovani.

In politica svaticanamento, antiparlamentarismo, antisenatorismo e antiburocratismo sono principi fondamentali e irrinunciabili.

Futurismo come movimento di rinascita

Il “Manifesto dei Musicisti Futuristi”, redatto da Francesco Balilla Pratella nel 1910, proclama che:

Il Futurismo, ribellione della vita della intuizione e del sentimento, primavera fremente ed impetuosa, dichiara guerra inesorabile alla dottrina, all’individuo e all’opera che ripeta, prolunghi o esalti il passato a danno del futuro.

Non è mai da sottovalutare il lessico dei manifesti futuristi. Il Futurismo è “primavera”, stagione della rinascita e del risveglio. Nell’antichità l’anno iniziava a marzo, il mese che, dopo il periodo invernale, salutava la ripresa delle attività, lasciandosi alle spalle il passato.

Il Futurismo è “ribellione”, perché ha sconvolto i canoni di ogni disciplina culturale e artistica, riscrivendoli in una luce futurista, cioè non solo sperimentale, ma pienamente consapevole della libera espressività dell’artista.

Il Futurismo è “guerra” contro il passato e contro chi vi resta attaccato, perché spegne ogni progresso e innovazione, rallenta la modernità e blocca il futuro.

Futurismo come azione contro il passatismo

Il 29 novembre 1914 Marinetti firmò un manifesto dal titolo “In quest’anno futurista”:

Poiché un passato illustre schiacciava l’Italia e un avvenire infinitamente più glorioso ribolliva nel suo seno, appunto in Italia, sotto il nostro cielo troppo voluttuoso, l’energia futurista doveva nascere, sei anni fa, organizzarsi, canalizzarsi, trovare in noi i suoi motori, i suoi apparecchi di illuminazione e di propagazione.

L’avversione culturale nei confronti del tradizionalismo, del conservatorismo, dell’attaccamento al passato e alle sue testimonianze monumentali, artistiche, architettoniche è riassunto nel neologismo marinettiano passatismo, termine che ricorre già dal 1909, anno di fondazione del movimento futurista.

Il Futurismo, dunque, si pone come avanguardia artistica, letteraria, anche politica, volta non solo alla sperimentazione di nuove forme espressive, ma a renderle partecipi di una vera e profonda trasformazione dell’arte e della letteratura.

Di nuovo il lessico futurista sottolinea l’anima del movimento: i “motori” richiamano la velocità e anche la modernità dell’automobile che ha soppiantato il carro; gli “apparecchi di illuminazione” sottintendono l’elettricità che ha sostituito candele e lampade a gas.

Il Futurismo è un’energia che si è propagata in Italia, travalicandone i confini e imponendosi grazie alla forza e alla determinazione dei futuristi.

Futurismo come movimento sociale

I manifesti futuristi, non limitati alle arti figurative, letterarie e performative, hanno dettato un vero stile di vita, toccando anche la moda e l’estetica della persona.

Già nel 1912, nel suo “Manifesto tecnico della letteratura futurista”, Marinetti dichiarava che era iniziato «il regno meccanico» e che con «la conoscenza e l’amicizia della materia, della quale gli scienziati non possono conoscere che le reazioni fisico-chimiche», avrebbero preparato «la creazione dell’uomo meccanico dalle parti cambiabili», prevedendo la bionica e le protesi tecnologiche.

Un uomo moderno, che si sarebbe liberato «dall’idea della morte, e quindi dalla morte stessa, suprema definizione dell’intelligenza logica».

Anni dopo, sulla rivista «Tevere» del 28 settembre 1926, apparve a firma di Marinetti il manifesto “Contro I capelli corti”.

E nel 1933, firmato da Renato di Bosso e Ignazio Scurto, il “Manifesto futurista sulla cravatta italiana” annunciava un rinnovamento della moda d’Italia incitando ad abbandonare qualsiasi importazione a vantaggio dell’orgoglio novatore italiano. Dello stesso anno è anche il “Manifesto futurista del cappello italiano”, firmato da Marinetti, Francesco Monarchi, Enrico Prampolini e Mino Somenzi.

La fine del Futurismo

Quando avvenne la fine del movimento futurista?

Molti fanno coincidere la fine del Futurismo con la morte di Marinetti, il 2 dicembre 1944. In realtà nel 1950 ci fu una riunione nella casa di Marinetti a Milano, che decretò, per volere di Benedetta Cappa e di altri futuristi, la fine del Futurismo, da cui si dissociò il pittore Tullio Crali1.

1 “Biografia”, tulliocrali.com, https://www.tulliocrali.com/biografia/.

Manifesto “In quest’anno futurista”
Manifesto “In quest’anno futurista”, 29 novembre 1914.
Manifesto tecnico della letteratura futurista
Manifesto tecnico della letteratura futurista, 11 maggio 1912.