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Manifesti futuristi

La pubblicazione dei manifesti futuristi iniziò a partire dal gennaio 1909, con il “Manifeste du Futurisme”, stampato a Milano per la Rassegna Internazionale Poesia. Era un volantino che misurava 29,2×23 centimetri.

Lo stesso mese il volantino apparve anche in italiano, nello stesso formato, con il titolo “Manifesto del Futurismo”.

L’ultimo fu il “Manifesto futurista della Patriarte” redatto a Venezia l’11 febbraio 1944, in collaborazione con Giovanni Acquaviva (1900-1971), ma rimasto inedito fino al dicembre 1981.

35 anni di manifesti futuristi.

Che cosa furono i manifesti futuristi?

Furono programmi pubblici di natura culturale (Manifesto tecnico della letteratura futurista), artistica (Manifesto dell’arte sacra futurista) o politica (Per la guerra, sola igiene del mondo).

Il loro obiettivo, con un linguaggio diretto e immediato, era un totale rinnovamento delle varie discipline artistiche, del linguaggio, della letteratura, della politica, della vita sociale, e rappresentarono un vero e potente strumento di comunicazione per i futuristi.

I manifesti furono divulgati nei modi più disparati: lanciati da aerei o edifici, pubblicati su giornali e riviste, spediti agli intellettuali futuristi, declamati nelle dinamiche ed effervescenti serate futuriste.

Furono quindi un mezzo di propaganda del movimento futurista.

L’arte di far manifesti

Io credo che ti persuaderai di tutto ciò che mi è stato dettato dall’arte di far manifesti, che io posseggo, e dal desiderio di mettere in piena luce, non in mezza luce, il tuo formidabile impegno di futurista.1

Furono davvero arte i manifesti futuristi, sia per i contenuti, pura espressione dell’avanguardia futurista, sia per lo stile e il linguaggio adottati.

Non solo proclami, non solo forma comunicativa che esplicitava le idee e le innovazioni futuriste, ma anche forma d’arte, perché espressione pura del movimento futurista e dei suoi sostenitori.

Anche se Marinetti non redasse tutti i manifesti futuristi, tuttavia è ben presente la sua impronta anche in quelli firmati da altre mani.

Le aree tematiche dei manifesti futuristi

Dalla varietà degli argomenti trattati nei manifesti si evince il gran desiderio di innovazione che animò il Futurismo, deciso a dare un nuovo volto all’Italia, svecchiandola dal suo passato accademico e professorale.

Di seguito diamo gli estratti – casualmente 11 – di alcuni manifesti futuristi, in ordine cronologico dal 1909 (con il ben noto Manifesto del Futurismo) al 1933, che abbracciano politica, musica, scultura, estetica, architettura, cucina, pubblicità, cinema e pittura, guerra, teatro e perfino l’alfabeto.

Manifest du Futurisme
Manifesto dell’architettura futurista
Manifesto dell”arte pubblicitaria
La guerra futura

Fondazione e Manifesto del Futurismo (di Filippo Tommaso Marinetti), 1909

Avevamo vegliato tutta la notte – i miei amici ed io – sotto lampade di moschea dalle cupole di ottone traforato, stellate come le nostre anime, perché come queste irradiate dal chiuso fulgòre di un cuore elettrico. Avevamo lungamente calpestata su opulenti tappeti orientali la nostra atavica accidia, discutendo davanti ai confini estremi della logica…

Manifesto dei musicisti futuristi (di Francesco Balilla Pratella), 1910

Io mi rivolgo ai giovani. Essi soli mi dovranno ascoltare e mi potranno comprendere. C’è chi nasce vecchio, spettro bavoso del passato, crittogama tumida di veleni: a costoro, non parole, né idee, ma una imposizione unica: fine.

Io mi rivolgo ai giovani, necessariamente assetati di cose nuove, presenti e vive.

Manifesto tecnico della scultura futurista (di Umberto Boccioni), 1912

La scultura nei monumenti e nelle esposizioni di tutte le città d’Europa offre uno spettacolo così compassionevole di barbarie, di goffaggine e di monotona imitazione, che il mio occhio futurista se ne ritrae con profondo disgusto!

Nella scultura d’ogni paese domina l’imitazione cieca e balorda delle formule ereditate dal passato…

Nascita di un’estetica futurista (di Filippo Tommaso Marinetti), 1913

Ma, certamente, numerose obiezioni si sono già accumulate nei vostri cervelli, contro il nostro principio distruttore e antitradizionale.

Ne afferro una: « Quali sono, mi dite, le opere di pietra, di marmo o di bronzo, che voi potete opporre a quelle inimitabili che ci furono lasciate dai secoli defunti?»

Manifesto dell’architettura futurista (di Antonio Sant’Elia), 1914

Dopo il 700 non è più esistita nessuna architettura. Un balordo miscuglio dei più varî elementi di stile, usato a mascherare lo scheletro della casa moderna, è chiamato architettura moderna. La bellezza nuova del cemento e del ferro vien profanata con la sovrapposizione di carnevalesche incrostazioni decorative, che non sono giustificate…

Alfabeto a sorpresa (di Filippo Tommaso Marinetti), 1919

Francesco Cangiullo, correndo nelle immense libertà e possibilità parolibere, ha creato l’Alfabeto a sorpresa, fusione della massima culminante divinazione verbale-letteraria e della massima culminante divinazione pittorica.

L’Alfabeto a sorpresa è una creazione assolutamente originale e spontanea. Non è applicazione d’una teoria; ma ne traggo una importantissima che aprirà nuovi varchi all’ingegno e una nuova linea di navigazione nel nostro oceano parolibero.

Il manifesto della cucina futurista (di Filippo Tommaso Marinetti e Fillia), 1930

Crediamo anzitutto necessaria:

a) L’abolizione della pastasciutta, assurda religione gastronomica italiana.

Forse gioveranno agli inglesi lo stoccafisso, il roast-beef e il budino, agli olandesi la carne cotta col formaggio, ai tedeschi il sauer-kraut, il lardone affumicato e il cotechino; ma agli italiani la pastasciutta non giova. Per esempio, contrasta collo spirito vivace…

Il futurismo e l’arte pubblicitaria (di Fortunato Depero), 1931

glorie, prodotti e arte del passato e del presente, stile futurista – precursori – plagiari

l’arte dell’avvenire sarà potentemente pubblicitaria –

tale audace insegnamento ed inoppugnabile constatazione l’ho avuta dai musei, dalle grandi opere del passato –

tutta l’arte dei secoli scorsi è improntata a scopo pubblicitario: esaltazione del guerresco, del religioso;

Il Cinematografo e la pittura dinamica (di Fortunato Depero), 1932

Il cinematografo ha enormemente contribuito a velocizzare la nostra impressionabilità.

La velocità e la contemporaneità delle immagini, sono nel Cine di una intensità che non ha confronti rispetto a quelle vissute nella vita.

Bastano poche ore dinanzi allo schermo per sentirsi trasportati dalle meraviglie di una foresta africana alla stazione climatica più mondana;

La guerra futura (di Filippo Tommaso Marinetti), 1933

Malgrado le innumerevoli iniziative pacifiste la conflagrazione futura appare sempre più inevitabile. I trattati di pace e le convenzioni di disarmo si moltiplicano con la stessa velocità degli armamenti e dei preparativi guerreschi. Credo perciò utile che la nostra razza intelligentissima si famigliarizzi con questa probabile realtà di domani…

Il teatro totale futurista (di Filippo Tommaso Marinetti), 1933

Il palcoscenico fisso o girante dei teatri contemporanei è più o meno simile al teatrino dei bambini. Adatto alle marionette più che agli attori vivi, evoca sempre il caminetto istoriato dei castelli medioevali o semplicemente la gabbia dei merli, imprigionati dal fondale e dalle quinte e illusoriamente liberi dalla parte anteriore.

Il Manifesto del Futurismo sulla rivista «Poesia»

Nel numero 1-2 del febbraio-marzo 1909 di «Poesia» apparve il testo del Manifesto del Futurismo sia in francese (pp. 1-4) sia in italiano (pp. 5-8).

1 Archivi del Futurismo, De Luca, 1958, pp. 294-295.

Manifesto del Futurismo su Poesia