Il 20 aprile 1910 si tiene a Napoli la quarta serata futurista, al Real Teatro Mercadante.
È un nuovo successo dello spettacolo d’avanguardia che il pubblico napoletano, esuberante come gli stessi futuristi, ha dimostrato di apprezzare.
Mafarka sequestrato
Nell’aprile 1910 esce l’edizione italiana di Mafarka il futurista, per le Edizioni futuriste di “Poesia”, tradotto da Decio Cinti. La prima edizione dell’opera, in francese (Mafarka le futuriste, primo romanzo futurista), aveva riscosso successo, ma in Italia le cose andarono diversamente.
Subito dopo la pubblicazione, infatti, la Procura Generale di Milano comunica a Marinetti l’ordine di sequestro del suo romanzo, per oltraggio al pudore. Il capitolo incriminato è “Lo stupro delle negre”. Sono sequestrate circa cinquecento copie del libro.
Il 26 giugno Marinetti pronuncia il discorso “Necessità e bellezza della violenza” alla Borsa del Lavoro di Napoli, che ripropone il 30 a Milano, alla Sala d’Arte Moderna, e l’anno dopo, il 28 giugno 1911, a Parma alla Camera del Lavoro.
La serata futurista di Venezia
È del 27 aprile il manifesto futurista “Venise futuriste” – in versione italiana e francese (che poi sarà pubblicato con il titolo “Contro Venezia passatista”) –, lanciato dalla Torre dell’Orologio da Marinetti, Boccioni, Aroldo Bonzagni, Carrà, Russolo, Mazza e Palazzeschi. Alcune fonti riportano invece che il lancio avvenne dal campanile di San Marco.
Marinetti vi torna il 1° luglio per la quinta serata futurista, che si tiene al Teatro La Fenice. Vi partecipano anche Carrà, Boccioni e Russolo. Marinetti inizia subito a infiammare il pubblico e la serata si conclude in breve.
Marinetti processato
Al sequestro delle copie di Mafarka il futurista segue il processo a Marinetti per oltraggio al pudore, processo che inizia l’8 ottobre e si svolge nella 3° Sezione del Tribunale di Milano.
A difendere il poeta ci sono gli avvocati Innocenzo Cappa, omonimo del padre, ma zio di Benedetta (che Marinetti sposerà anni più tardi), Salvatore Barzilai, Ministro senza portafoglio per le terre irredente nel 1915 e dal 1920 senatore del Regno, e Cesare Sarfatti, marito di Margherita Grassini (che divenne l’amante di Mussolini).
Al processo sono presenti diversi futuristi, fra cui Umberto Boccioni, Luigi Russolo, Carlo Carrà, Paolo Buzzi, Aldo Palazzeschi, Armando Mazza, Enrico Cavacchioli.
In qualità di perito a difendere Marinetti viene chiamato dalla Sicilia Luigi Capuana1, che definisce Mafarka «il poema, non il romanzo, della conquista del pieno possesso della libertà spirituale dell’individuo2». In Mafarka, continua Capuana, «la forza di creazione è veramente straordinaria. Quel mondo – uomini e paesaggio – gigantescamente barbarico vi si afferma come realtà, si spiega senza reticenze, senza quegli sciocchi pudori che diventano, se si guarda bene, ipocrite e vigliacche spudoratezze3».
La seconda giornata di processo inizia con l’arringa dell’avvocato Cappa, che conclude dicendo «che non si condanna il poeta davanti al suo poema, non si assassina il gentiluomo che dona il suo grande ingegno, la sua giovinezza e il suo denaro per la gloria della letteratura italiana4».
A questa segue l’arringa dell’avvocato Barzilai e, dopo la replica del P.M., l’arringa dell’avvocato Sarfatti.
Meno di mezz’ora occorre al Tribunale per deliberare, pronunciando infine l’assoluzione per inesistenza di reato. La rivista «Il Teatro Illustrato» dell’epoca5 definisce “clamorosa” l’assoluzione di Marinetti.
Il 29 gennaio 1911 la Cassazione condannerà comunque il romanzo. Se ne parla in un volantino anonimo intitolato “Un procès contre le Futurisme. Le Poète Marinetti condamné à deux mois de prison”. Marinetti è condannato a due mesi di reclusione, ma con sospensione della pena.
La prima battaglia di Firenze
Ma le “disavventure” del nostro, in quei movimentati anni, non sono ancora terminate. Il 30 giugno il poeta è a Firenze, insieme a Boccioni, Carrà e Russolo, novecenteschi moschettieri partiti da Milano per chiedere conto dell’articolo “Arte libera e pittura futurista” di Ardengo Soffici6, che aveva duramente criticato la mostra di quadri futuristi allestita al Padiglione Ricordi di Milano7.
È al Caffè Giubbe Rosse che i futuristi incontrano i “vociani”. Un incontro che a breve diviene uno scontro, con botte e insulti.
Ma non finisce qui, perché la combriccola di Marinetti è decisa a continuare. La “discussione” prosegue infatti alla stazione il 1° luglio, a cui la pubblica sicurezza pone fine, arrestando tutti.
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1 Luigi Capuana (1839–1915), poeta, scrittore, giornalista e critico letterario.
2 “La Perizia di Luigi Capuana” in Distruzione: poema futurista, cit., p. 14 dell’appendice.
3 Ivi, p. 15 dell’appendice.
4 “L’arringa di Innocenzo Cappa” in op. cit., p. 39 dell’appendice.
5 Numero 1-15 ottobre 1910.
6 Ardengo Soffici (1879–1964), scrittore e pittore, collaborò con la rivista «La Voce» e nel 1913 fondò con Giovanni Papini «Lacerba». Fu interventista e combatté nella Prima guerra mondiale. Collaborò anche con «Il Popolo d’Italia». Fu Accademico d’Italia dal 1939.
7 Serate Futuriste, cit., p. 188.