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Il fascino dell’Egitto

Il fascino dell’Egitto

Il fascino dell’Egitto è una raccolta del 1933 di articoli scritti da Marinetti dopo il suo viaggio in Egitto nel 1930 e usciti fra il 1930 e il 1931 sulla «Gazzetta del Popolo».

L’Egitto è la terra natale del poeta, vi nacque il 22 dicembre 1876, e in questi articoli ritorna con la mente ai ricordi dell’infanzia, al collegio dei gesuiti. Nonostante la sua avversione per il passatismo, in questi scritti si avverte una vena nostalgica.

Osservazioni, immagini prese dal poeta nel suo viaggio, in cui ritrova un mondo che gli era appartenuto durante la sua giovinezza, ma che ora gli appare mutato, anche se pur sempre identico nei suoi contrasti fra la ricchezza e la povertà.

L’Egitto è per Marinetti un «punto fermo di contemplazione», che ora osserva e registra con la sua sensibilità futurista.

Il poeta dedica il volume “al genio futurista di Benedetta”.

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Incipit de Il fascino dell’Egitto

Ultimi brandelli nostalgici di una sensibilità futurista

Ritornavo dopo molti anni dinamici e creativi verso un punto fermo di contemplazione: il mio Egitto natale.

Da tempo mi chiamavano i suoi cieli imbottiti di placida polvere d’oro, l’immobile andare delle dune gialle, gli alti triangoli imperativi delle Piramidi e le palme serene che benedicono il grasso padre Nilo allungato nel suo letto di terra nera e di erba verde.

Il nome e il rullìo della nave “Helouan” già evocavano il languido ritmo navigante delle sabbie e le grandi ali di tela dei molini a vento del Mex che avevano protetto dal sole i miei giuochi infantili. La temperatura del mare e dell’aria si addolcì come se dentro vi palpitassero le guance accaldate delle mie pupe. La mia sensibilità si lacerò e ne divenni la pensante ferita aperta per tentacolare coi miei brandelli vivi l’arco dell’orizzonte marino.

Con grazia per non straziarle afferravo di tanto in tanto quelle vibranti listine della mia carne sventolate dalla velocità. Uno strano desiderio di evasione le fa impazzire. Più di tutte si agita il lungo roseo ricordo del collegio dei gesuiti francesi coll’immenso cortile vigilato dalle palme, l’intrico schiamazzante di nude gambe veloci, colli alla marinara, parabole di palle che si tuffavano in un folto paradiso verde di sicomori magnolie e bambù.

Ecco vi rinasce la profumata e sonora festa del Sacro Cuore. L’altare tutto carnoso di gelsomini era annidato nel fogliame di un baobab, il cui tronco grondava di petali di rose. Nel caldo pomeriggio di maggio le fiamme dei ceri, i lampeggianti tintinnii degli incensieri e le rapide tonache vermiglie tanto inebriavano le tortore appollaiate su gli alti regimi di datteri che il loro tubare d’acqua voluttuosa rimescolava fino allo spasimo i nostri sensi bambini.

Quel lunghissimo nastro di carne portava inoltre microscopicamente ricamati il nostro furibondo giuoco della guerra coi due eserciti di scolari tutti armati di uno scudo di ghisa crociato, il mitragliamento sanguinoso di palle di cuoio imbottito e i giocondi gesuiti trentenni che, bagnati di sudore, maniche rimboccate e tonaca nera rialzata sulle libere gambe, capeggiavano correndo attacchi contrattacchi inseguimenti e zuffe vorticose.

  • Il fascino dell’Egitto
  • Mondadori
  • 10 maggio 1933
  • 180
  • Lire 10
  • Ultimi brandelli nostalgici di una sensibilità futurista
  • Una cappella galleggiante di marinai inglesi
  • Re Fuad
  • Un congresso di musiche orientali
  • Velocità italiane
  • Eserciti di palme prodighe di immagini nuove
  • I pensieri di una bufala
  • A caccia di quaglie e donne arabe, con un mezzano arabo
  • Mangiando in dahabieh, intervistai beatamente il Nilo
  • Il sacro meccanismo dei Dervisci
  • I bardotti di Sua Maestà il Cotone
  • Tattilismi rissanti del grassume fecondo e della vetrosità sterile
  • Spessori pensanti del deserto
  • La piramide arde, fresca di spazio
  • Una piramide tutta da mangiare
  • A passeggio con mia madre sulla spiaggia del Porto Antico
  • Il poeta greco-egiziano Cavafy
  • La Morte vinta e i Sinmorenti
  • Una colombaia di scarpe carovaniere
  • I cannoni inglesi della Cittadella
  • Teatralità senza teatro
  • Simultaneità africane d’un aviatore negro