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Il poema dei sansepolcristi

Il poema dei sansepolcristi

Il poema dei sansepolcristi è un’opera poetica pubblicata nel Trentennale del Futurismo. Marinetti la dedica ai poeti e ai futuristi italiani e ai giornali esteri «Figaro» (francese), «Le Temps» (svizzero) e «Pesti Napló» (ungherese) che hanno parlato coi loro articoli del movimento.

Il poema è una carrellata di ricordi in cui Marinetti ripercorre quella fatidica data del 23 marzo 1919, quando nacquero i Fasci Italiani di Combattimento a Milano, a Piazza San Sepolcro.

Ma il poema è anche un tributo ai vari protagonisti di quella giornata storica, che Marinetti delinea con rapide ma effervescenti pennellate di parole in libertà.

Il poema dei sansepolcristi fu ripubblicato su «Il Popolo di Trieste» il 4 aprile 1941 con il titolo “Il Poema del 23 marzo”.

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Incipit de Il poema dei sansepolcristi

Gioia di esaltare poeticamente il 23 Marzo 1919

Quindi urgenza di estrarre dal mio cuore di poeta futurista Sansepolcrista i ricordi di quella mattina scialba gelata ora già scotta s’incendia diventa canto tragico

Nulla di rivoluzionario nel salone del Circolo Interessi Industriali e Commerciali di Milano Piazza Sansepolcro ma invisibilmente vibravano le pareti tappezzate d’un verde lago triste mentre alcune dorature tentavano accendere una neutralità di poltrone divani sedie col timore di turbare attraverso le finestre il grigio della piazzetta manzoniana placidamente parrocchiale

A quando a quando la bollente sottana d’un prete e davanti al portone un muto gruppo nero di arditi a pallido viso adolescente

Pesava nel salone del primo piano fra chiome arruffate calvizie e grigio verdi pezzi del Carso la consuetudinaria legalità di commerci e scadenze perciò noi Sansepolcristi ed io stesso sempre lanciato a caccia di nuovi pensieri colori forme profumi tatticismi suggestivi faticosamente preciso quel passato mentre ecco l’intera assemblea gesticolante s’avventa nella mia memoria con tempesta di braccia sguardi voci

O belle zuffe d’Anteguerra e Dopovittoria in Piazza del Duomo Via Paolo da Cannobio verso la cameretta direttoriale del Popolo d’Italia su e giù per le scale della Casa Rossa dove il Movimento Futurista accampava Arditi tappeti persiani lampade giapponesi pitture dinamiche poi in Corso Venezia sguinzagliamento verso il covo di via Cerva Bar Pedavena ristorante Grande Italia rifocillare i nostri muscoli prosciugati da un sudante ardore sportivo di battaglia

Son trenta giorni che ti voglio bene
son trenta notti che non dormo più

Precipita dentro una cazzottata coi comunisti rovesciando orchestrina di dame bianche frettolosi vermut minestrone risotto giallo chianti un fischio un grido A noi A noi nel centro della Galleria cantare

Bandiera nera color di morte

Primissimi fascisti la vostra statura di spavalda originalità creatrice dominava i mediocri ambienti che presto scomparire come vecchie quinte intorno alla vampa degli inni patriottici

Fratelli d’Italia l’Italia s’è desta
Giovinezza Giovinezza

È impossibile credetemi illustrarvi tutti con le più colorate rombanti e simultanee parole in libertà

Il Duce in primo piano il Duce potenza irradiante fuor da un corpo solido elastico pronto allo scatto senza pesi né abitudini per un continuo pensare volere decidere agguantare schiacciare respingere accelerare verso la nuova luce

Il suo pugno stringere idee pratiche e audacie indispensabili

  • Il poema dei sansepolcristi
  • Tipografia del Popolo d’Italia
  • 1939
  • 16 pagine
  • Dedica
  • Il poema dei sansepolcristi