Dell’opera La battaglia di Tripoli del 1912 furono pubblicate due edizioni, che differiscono una dall’altra. Una con copertina rosso-arancio e una con fondo chiaro e differenti caratteri tipografici.
Quest’ultima, ridotta rispetto alla prima, venduta a 50 centesimi e stampata dalla Tipografia Elzeviriana, “A totale beneficio delle famiglie dei Morti e Feriti in Guerra”.
La descrizione lirica della battaglia di Tripoli, nella guerra italo-turca, apparve dal 25 al 31 dicembre 1911 sul giornale francese «L’Intransigeant», di cui Marinetti era corrispondente di guerra, e fu dal poeta declamata dal 25 al 27 gennaio 1912 a Venezia, Rovigo, Padova e Treviso.
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Incipit de La battaglia di Tripoli
1. Le sentinelle avanzate
Il 25 ottobre, alle tre pomeridiane, il tenente Marri e i suoi quindici fantaccini grigi stavano coricati a pancia a terra sulla cresta della collina più alta, a due chilometri dal palmeto della Bumeliana, orlato di trincee.
La loro sentinella, ritta, col fucile ad armacollo, aveva il fremito d’una bandiera quando le raffiche del ghibli s’avventavano sulla duna per spremerne le giovani poppe, vive, liscie, carnali. Allora tutti quegli uomini volgevano macchinalmente le spalle, come flessibili arbusti, alla valanga rossa, de cui emergevano a poco a poco, strofinandosi gli occhi, per decifrare ancora, lontano, nell’abbagliante riverbero, le macchie sospette del deserto.
Il deserto, con le sue fulve mandre di sabbie immensamente coricate in cerchio, attorno a un sole affamato che ne sbrana un mucchio, tutto scorticato vivo, laggiù, tra le sue zampe vermiglie…
La pista solare è un lugubre incendio, ove camminano , abbacinate, le stanche carovane, tra il fetore acre, melato e caldo degli sterchi, dei velli e delle lane abbruciacchiate. Strade segnate qua e là da carcasse putrescenti di cammelli, aureolate di mosche… Milioni di orme monotone: orme di piedi e di zoccoli, una dietro l’altra, senza fine… catena interminabile di rantoli, di bestemmie, di sputacchi melmosi. Giornate di passi e di sforzi accumulati, che finiscono nella rossa maledizione del tramonto, davanti a un pozzo orribilmente arido…
Notti schiacciate dalla stanchezza sotto i sassi delle stelle e dei cani implacabili, fra i torridi sacchi pieni di gomma, di spugne e di piume di struzzo, nell’acredine ammoniacale delle pelli che fermentano. Notti devastate dalla sete, notti che la sete prolunga per più di cento secoli! Strade dalle metodiche ondulazioni che si affrettano e s’inseguono verso l’ignoto… voi aprite misteriosamente i vostri sentieri, come lunghe dita leggiere che si perdono e sfumano a caso qua e là…
Perché, perché mai il nomade solitario ha subitamente cessato di segnare i suoi passi nella sabbia? Svanito, forse? Non ne rimane più traccia.
Ma ricominciano più lontano, crudelmente tristi, le strade scettiche e disilluse che talvolta vanno a fianco l’una dell’altra, e bruscamente si sposano, e poi si lasciano, avanti, avanti in cadenza, verso la vasta disperazione degli orizzonti, e senza dirsi addio si sprofondano ognuna dietro a una collina, per sempre, per sempre…
- La battaglia di Tripoli
- Edizioni futuriste di “Poesia”
- Gennaio 1912
- 84 pagine
- Lire 2
- Per la Guerra, sola igiene del mondo e sola morale educatrice
- La Battaglia di Tripoli
- 1. Le sentinelle avanzate
- 2. L’orchestra delle trincee notturne
- 3. La battaglia
- 4. Il tenente Franchini
- 5. Le carambole di Scarpetta
- 6. La grande sinfonia degli obici
- 7. Piazza volava cantando
- 8. Gli obici agricoltori
- Risposte alle frottole turche
- Prima risposta
- Seconda risposta
Indice dell’edizione speciale
- 1. Le sentinelle avanzate
- 2. L’orchestra delle trincee notturne
- 3. La battaglia
- 4. Il tenente Franchini
- 5. Le carambole di Scarpetta
- 6. La grande sinfonia degli obici
- 7. Piazza volava cantando