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Lo Zar non è morto

Lo Zar non è morto

Lo Zar non è morto, “un grande romanzo d’avventure”, uscì per la prima volta a puntate sul giornale «Il Lavoro d’Italia» a partire dal 18 marzo 1928.

Romanzo d’avanguardia, anche, perché primo romanzo collettivo italiano, scritto da ben 10 autori, i “Dieci”: Antonio Beltramelli, Massimo Bontempelli, Lucio D’Ambra, Alessandro De Stefani, F.T. Marinetti, Fausto M. Martini, Guido Milanesi, Alessandro Varaldo, Cesare G. Viola, Luciano Zuccoli.

Fu anche un romanzo profetico:

«Vedo la strage e la frode dilagare pel mondo, popoli ciechi che non hanno pastori!»

Tutti i capitoli del romanzo furono scritti da vari autori, eccetto 10, opera di un autore diverso.

Il romanzo fu poi pubblicato in volume nel 1929. In appendice il “Regolamento del concorso per il Romanzo dei Dieci”.

I lettori che avessero indovinato il rispettivo autore di ognuno di quei capitoli avrebbero vinto premi da un minimo di 200 a un massimo di 1000 lire (per i primi 4 vincitori). Dal 5° al 30° era prevista una copia autografata da tutti gli autori del libro, stampato su carta speciale.

Scopri l’opera

Incipit de Lo Zar non è morto

1. Dall’Arcodargento alla Grande Muraglia

Nell’incerto chiarore del mattino invernale Alba Rosai guardava, appoggiata al parapetto della nave, la costa avvicinarsi: ravvolta nella sua pelliccia di castoro, la fanciulla era pronta per lo sbarco. Eppure prima di mezzogiorno i passeggieri non avrebbero avuto il permesso di scendere a terra; le formalità burocratiche dei funzionari della Celeste Repubblica sono lunghissime. Una vecchia zitellona australiana che girava il mondo per battere il récord delle traversate, le si accostò per ripeterle una frase che era divenuta una specie di leit-motiv quotidiano durante il viaggio: «Ma perché non gli avete mandato almeno un radio affinché potesse venire a prendervi all’arrivo?».

Alba scosse il capo davanti a quella ostinazione anglo-sassone e rispose, col tono di chi ha già dato mille volte la stessa spiegazione e la ripete ancora per puro debito di cortesia: «Perché noi italiani amiamo fare del sorprese. Io ho voluto fargli questa: di venirlo a trovare a Ching-Wan-Tao».

«Ecco, Ching-Wan-Tao è quello» disse l’australiana indicando il porto che cominciava ad essere visibile all’orizzonte. «Io vi ho già approdato cinque volte con piroscafi giapponesi e tre con piroscafi inglesi. Questa è la prima volta che vi giungo con bastimento italiano. Ed è la prima volta che ho trovato il Mar Giallo così calmo».

«Il Mar Giallo è cavaliere: sapeva che io non ho troppa simpatia per le tempeste ed ha voluto farmi fare un viaggio sereno».

«È un’osservazione che ho fatto io, signorina. Quando a bordo c’è una persona molto innamorata le acque la rispettano sempre. Vede, signorina, io molti anni fa ero veramente innamorata: ebbene, quando mi recai a trovare il mio sweet heart che abitava in America, ho avuto un Atlantico che era come un olio. Un Atlantico veramente… pacifico. L’unica mia disgrazia è stata che, quando sono giunta, ho trovato il mio amore preso nelle reti di una chorus girl, e ho dovuto tornare indietro».

«Il mare come era al ritorno?».

«Non l’ho guardato, signorina. È stata l’unica volta che non ho guardato il mare. Di quella traversata non ricordo nulla, neanche il nome del piroscafo. Nulla».

«Ma non gli avevate telegrafato del vostro arrivo?» chiese Alba con una piccola punta di ironia.

  • Lo Zar non è morto
  • Edizioni dei Dieci, «Sapientia»
  • 1929
  • 416 pagine
  • Lire 15
  • Prefazione di Marinetti
  • I. Dall’Arcodargento alla Grande Muraglia
  • II. Il pranzo di Capo d’anno
  • III Messaggi fra due continenti
  • IV Acque dolci d’Asia
  • V Sulla soglia del caos
  • VI. La corona ai piedi del trono
  • VII. La Montagna di fumo
  • VIII. L’apparizione imperiale
  • IX. L’inno imperiale
  • X. L’ombra delle tremila gocce
  • XI. L’ultima sultana
  • XII. L’imbarco del carbone
  • XIII. La delusione di Pao-Ting
  • XIV. Sulle traccie dei fuggitivi
  • XV. Il filtro di Eyub
  • XVI. All’ombra del minareto
  • XVII. Il miracolo del Santone
  • XVIII La chiave dell’enigma
  • XIX. L’impossibile delitto
  • XX. La torre di Anatoli Hissar
  • XXI. Sulla soglia della pace
  • XXII. Verso la verità
  • XXIII. Il convegno nella pace del chiostro
  • XXIV. Il diario del prete
  • XXV. Zelenin
  • XXVI. Visita di congedo
  • XXVII. Lo Zar è vivo!
  • XXVIII. Misure politiche
  • XXIX. La scienza e la civetteria
  • XXX. La pelliccia dagli occhi miracolosi
  • XXXI. La casa di salute di Enghien
  • XXXII. L’ordine di Roma
  • XXXIII. Sotto la parrucca bianca
  • XXXIV. Il ritorno della vittima
  • XXXV. La rivolta di Parigi
  • XXXVI. Fuoco!
  • XXXVII. La campagna romana
  • XXXVIII. Il giuramento rinnovato
  • XXXIX. Il saluto di frontiera
  • XL. Su le piste del chinese
  • XLI. La torre Les Marins Maudits
  • XLII. Il villaggio Grève-Noire
  • XLIII. Battaglia sopra e battaglia sotto
  • XLIV. «Le Pape!»
  • XLV. Colloquio col ministro
  • XLVI. La piccola casa vista dal Gianicolo
  • XLVII. La messa papale alla Sistina
  • XLVIII. La volontà di Dio
  • XLIX. La congiura del silenzio
  • L. L’estremo commiato
  • LI. La ganga
  • LII. Il supplizio di Pao-Ting
  • LIII. La preghiera
  • LIV. Il messaggio dall’alto
  • LV. La rivolta degli illusi
  • LVI. Corte imperiale
  • LVII. La morte sul Palatino
  • LVIII. Una donna passa la frontiera
  • LIX. Il secondo incendio di Mosca
  • Un grande concorso a premi per i lettori
  • Regolamento del concorso
  • Scheda