Poemi simultanei futuristi è una breve silloge del 1933 che contiene cinque poemi ed ebbe una tiratura di 5.000 copie numerate. Il primo poema è dedicato a Luce, la sua terzogenita nata nel settembre 1932.
I cinque poemi che compongono la raccolta erano già apparsi fra il 1931 e il 1933 in riviste:
- “A Luce nella difesa di Roma”: Gazzetta del Popolo del 5 ottobre 1932
- “L’incendio della sonda romena”: come “L’incendio della sonda”, Futurismo, I, n. 14 dell’11 dicembre 1932
- “Il poema di Bruges meccanizzata”: come “Sintesi meccanizzata di Bruges”, Gazzetta del Popolo del 4 settembre 1931
- “Il poema veloce del Garda”: Gazzetta del Popolo del 12 luglio 1933
- “Spiralando sul Biancamano”: Gazzetta del Popolo del 24 febbraio 1932
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Incipit di Poemi simultanei futuristi
A Luce nella difesa di Roma
Da Benedetta e dalle sue doglie amare
nascesti, Luce, nel tuo 20 settembre
ed il 28 la tua rosea culla automobile
correva già da sé al balcone solare
Nel taglio lungo delle palpebre grasse,
colle pupille azzurre senza vedere udisti
martellare la vita come un immenso
arsenale d’armi mascherate:
nel centro Roma senza tombe!
La vampa bersagliera tutta guance affocate dalle trombe
gonfia d’oro veloce le cupole,
calde mammelle puntate contro il cielo,
palloni con in cresta mitragliatrici a croce.
Il Tevere s’addensa tutt’intero alla foce.
Ogni raggio spara un fiore.
Ogni campana è in amore.
Profumar di rintocchi con polline di suoni.
Sangue e benzina nei tubi e nelle vene
della macchina che sormonta e tiene
la più alta quota della gioia.
Ma tu senza sospetti né tormenti
come un veterano cronometra il riposo,
centellinando tutto il tempo rimanente
prima dell’assalto che l’attimo gli sferra,
rosa, come una rosa sul petto della guerra,
t’addormenti!
Quando ero pupo come te
mi chiamavano: Susù.
Il tuo nome è più bello: Luce!
Brillan strillan e schizzan luce
occhi manine e piedini:
dunque va più su va più su di me
tèrètètè per te proprio per te
si scaglia la difesa aerea di Roma.
Un giorno, per succhiare il latte delle stelle,
lascerai culla fasce e supposte e mammelle.
Un giorno colla lingua salirai la scaletta
di tante marmellate di raggi
visciole rosee e giuggiole turchine.
Mangerai tutto inzuccherato
quel fresco aeroplano di burro e miele
fra le sue nuvole di pandoro.
Intanto nel mio cuore trasparente
prendi il tuo bagno, Luce.
Un fortunoso tepor già ti conduce
nel cic-ciac della vita
ardita cic ciac ciac ciac ciaaac!
Per festeggiarti, Luce,
ecco una battaglia nel tramonto.
Vuruuum vuruuum rrr rrr rrr
di altissimi caccia d’argento
fusi nel caldo blu soffitto musicale
di grandi lunghi doo tenuti e prolungati
dalle canne volanti d’un organo tremendo.
Al balcone, Luce,
nella tua culla o lampada
di vetri o pizzi rosa,
serenamente sfidi con uè uè uè
la diabolica squadriglia dei Caproni
neri di bombardamento.
Gallo o gallina, pettegola tàtàtàtà
la mitragliatrice o cresta
del Castel Sant’Angelo,
poi s’inceppa taac-taac
per imitare l’inceppamento
del tuo roseo intestinino, Luce!
- Poemi simultanei futuristi
- Edizioni “Casa d’arte”
- 1933
- 48 pagine
- Lire 6
- (Premessa)
- A Luce nella difesa di Roma
- L’incendio della sonda romena
- Il poema di Bruges meccanizzata
- Il poema veloce del Garda (parole in libertà)
- Spiralando sul Biancamano (aereopoesia parolibera)