Uccidiamo il chiaro di Luna!, del 1911, è un manifesto politico futurista che risale in realtà al luglio 1909, quando apparve con il titolo “La rassegna internazionale Poesia pubblica questo proclama di guerra, come risposta agli insulti di cui la vecchia Europa ha gratificato il Futurismo trionfante”.
Lo stesso anno fu pubblicato come “secondo proclama futurista” nella prefazione di Aeroplani di Paolo Buzzi. Il titolo vero e proprio apparve, sempre nel 1909, inizialmente soltanto in francese, “Tuons le clair de lune!”, nella prima pagina del numero 7-8-9 dei mesi agosto-ottobre 1909 della rivista «Poesia».1
Si dovrà attendere il 1911 per avere l’edizione, in volumetto, del manifesto con il titolo italiano Uccidiamo il chiaro di Luna!, per le Edizioni futuriste di “Poesia”.
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1 STORIA DEL FUTURISMO – 1909: Uccidiamo il chiaro di luna!, Studio Bibliografico L’Arengario.
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Incipit di Uccidiamo il chiaro di Luna!
1.
— Olà! grandi poeti incendiari, fratelli miei futuristi!… Olà! Paolo Buzzi, Gian Pietro Lucini, Palazzeschi, Cavacchioli, Govoni, Altomare, Folgore, Cardile, Boccioni, Carrà, Russolo, Balla, Severini, Pratella, D’Alba, Mazza, Carrieri, Frontini! Usciamo da Paralisi, devastiamo Podagra e stendiamo il gran Binario militare sui fianchi del Goriankar, vetta del mondo!
Uscivamo tutti dalla città, con un passo agile e preciso, che sembrava volesse danzare cercando ovunque ostacoli da superare. Intorno a noi, e nei nostri cuori, l’immensa ebrietà del vecchio sole europeo, che barcollava tra nuvole color di vino… Quel sole ci sballò sulla faccia la sua gran torcia di porpora incandescente, poi crepò, vomitandosi tutto all’infinito.
Turbini di polvere aggressiva; acciecante fusione di zolfo, di potassa e di silicati per le vetrate dell’Ideale!… Fusione d’un nuovo globo solare che presto vedremo risplendere!
— Vigliacchi! — gridai, voltandomi verso gli abitanti di Paralisi, ammucchiati sotto di noi, massa enorme di obici irritati, già pronti per i nostri futuri cannoni.
«Vigliacchi! Vigliacchi!… Perché queste vostre strida di gatti scorticati vivi?… Temete forse che appicchiamo il fuoco alle vostre catapecchie?… Non ancora!… Dovremo pur scaldarci. nell’inverno prossimo!… Per ora, ci accontentiamo di far saltare in aria tutte le tradizioni, come ponti fradici!… La guerra?… Ebbene, sì: essa è la nostra unica speranza, la nostra ragione di vivere, la nostra sola volontà!… Sì, la guerra! Contro di voi, che morite troppo lentamente, e contro tutti i morti che ingombrano le nostre strade!…
«Sì, i nostri nervi esigono la guerra! e disprezzano la donna, poiché noi temiamo che braccia supplici s’intreccino alle nostre ginocchia, la mattina della partenza!… Che mai pretendono le donne, i sedentarî, gl’invalidi, gli ammalati, e tutti i consiglieri prudenti? Alla loro vita vacillante, rotta da lugubri agonie, da sonni tremebondi e da incubi grevi, noi preferiamo la morte violenta e la glorifichiamo come la sola che sia degna dell’uomo, animale da preda.
«Vogliamo che i nostri figliuoli seguano allegramente il loro capriccio, avversino brutalmente i vecchi e sbeffeggino tutto ciò che è consacrato dal tempo!
«Questo s’indigna? Mi fischiate?… Alzate la voce!… Non ho udita l’ingiuria! Più forte! Che cosa?… Ambiziosi?… Certamente!
- Uccidiamo il chiaro di Luna!
- Edizioni futuriste di “Poesia”
- 1911
- 24 pagine
- Senza prezzo
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