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L’Aeroplano del Papa

L’Aeroplano del Papa

L’Aeroplano del Papa vide per la prima volta la luce a Parigi nel 1912, con il sottotitolo “Romanzo politico in versi liberi”: Le monoplan du pape fu dedicato da Marinetti “A Trieste notre belle poudriére!” (A Trieste, nostra bella polveriera).

Nel giugno 1914, forse per la traduzione di Decio Cinti, Marinetti lo ripubblica in italiano, ma con un nuovo sottotitolo: “Romanzo profetico in versi liberi”. Lo scopo di questa nuova edizione, come il poeta stesso annuncia in copertina, è la propaganda: la campagna interventista portata avanti dai futuristi.

Rispetto alla versione francese – dedica a parte, che nell’edizione italiana scompare – cambiano di poco i titoli di alcuni capitoli. Il primo capitolo passa da “En volant sur le coeur de l’Italie” (Volando sul cuore dell’Italia) a “Volando sulla Sicilia, nuovo cuore d’Italia”, il terzo da “Chez mon père le volcan” (A mio padre il vulcano) a “Nei dominii di mio padre, il Vulcano” e l’ottavo da “Côte à côte avec la Lune” (Fianco a fianco con la Luna) a “Volando con la luna”.

I temi trattati nel romanzo sono la guerra all’Austria e lo svaticanamento dell’Italia.

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Incipit de L’Aeroplano del Papa

1. Volando sulla Sicilia, nuovo cuore d’Italia

Orrore del tetro cubo della mia camera
da sei lati chiusa come una bara!
Orrore della Terra, vischio sinistro alle mie zampe d’uccello!
Oh! salire! Salire… fuggire in alto e lontano!

Dalla breccia della parete, scoppiata subitamente,
il mio gran monoplano dalle aperte ali bianche
fiuta l’azzurro del cielo…
Davanti a me, l’acciaio con sfolgorante fragore
dilacera la luce, e la febbre
cerebrale della mia elica
espande nell’aria il suo rombo.
Sulle mie ruote ragionanti io tutto vibro danzando,

e mi schiaffeggia il folle vento dell’estro!
I meccanici intanto, nel buio
logico della mia camera,
per la coda trattengono elasticamente
la mia ansia di volo,
come si tiene a guinzaglio un cervo volante…
Via! Lasciatemi! Parto!

E alfine — oh! gioia possente! — io mi sento
quello che sono veramente:
un grande albero insorto che si sradica
con uno scatto di volontà e si slancia
via sul suo aperto fogliame stormente,
scagliando contro il vento
la turbinante matassa delle sue folte radici!

Sento il mio petto aprirsi come un gran buco
ove tutto l’azzurro del cielo deliziosamente s’ingolfi,
liscio, fresco e torrenziale!
Sono una finestra aperta innamorata del Sole,
che verso il Sole s’invola!
Chi ancora potrà rattenere
le finestre affamate di nuvole
e i balconi briachi di luce
che stasera si strappano dai vecchi muri delle case
per balzar su nello spazio?

Ho alfine riacquistato il mio massiccio coraggio
dacché i miei piedi vegetali
non pompano più dalla terra prudente
l’avaro succo della paura!
In alto! Nel cielo più alto! Ecco m’appoggio
sulle elastiche leggi dell’aria…
Ah! ah! son già sospeso a picco sulla città
e sul casalingo disordine
dei suoi palazzi disposti come utile mobilia…
Ora dondolo appena, come una lampada accesa
sulla piazza centrale, tavola apparecchiata
da numerosi piatti fumanti che si muovon da soli,
fra uno scintillìo di bicchieri
sfilanti elettricamente!

L’ultimo proiettile del sole al tramonto
colpisce me, uccello coperto di sangue,
ma che non cade… ed io salto
da ramo a ramo
sull’enorme foresta illusoria dei fumi
che salgono dalle officine…

  • L’Aeroplano del Papa
  • Edizioni futuriste di “Poesia”
  • 1914
  • 264 pagine
  • Lire 3,50
  • 1. — Volando sulla Sicilia, nuovo cuore d’Italia
  • 2. — I consigli del Vulcano
  • 3. — Nei dominii di mio padre, il Vulcano
  • 4. — Le batterie dei soli
  • 5. — La pesca della Gran Foca verniciata
  • 6. — I mosconi politici
  • 7. — I sindacati pacifisti
  • 8. — Volando con la luna
  • 9. — L’esecrabile sonno
  • 10. — I collari del tempo e dello spazio
  • 11. — La battaglia di Monfalcone o la Tomba dei Papi