Mafarka il futurista è il primo romanzo di Marinetti, uscito in italiano, con la traduzione di Decio Cinti, nell’aprile 1910 e, prima, in francese a gennaio col titolo Mafarka le futuriste. Roman Africain, per i tipi di E. Sansot & C.ie di Parigi.
La Procura Generale di Milano non gradisce quest’opera “esplosiva” e “polifonica” e decide per il sequestro delle copie per oltraggio al pudore. L’oltraggio, per la Procura, è quel primo capitolo intitolato “Lo stupro delle negre”.
Ma non finisce qui: Marinetti, sei mesi dopo, è alla 3° Sezione del Tribunale di Milano, sotto processo per quel romanzo che l’Italia dell’epoca non è ancora pronta a accogliere.
Rispetto alla versione francese nel Mafarka italiano scompare il sottotitolo “Roman Africain” (Romanzo africano) e aumentano gli amici cui Marinetti dedica l’opera. Nell’edizione francese, infatti, comparivano i soli nomi di Lucini, Buzzi, Cavacchioli, Palazzeschi, Govoni e Altomare, a cui si aggiunge Federico De Maria, che invece manca nella dedica italiana.
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Incipit di Mafarka il futurista
Dedica
Grandi Poeti Incendiari!
Fratelli Miei Futuristi!
Gian Pietro Lucini, Paolo Buzzi,
Enrico Cavacchioli, Aldo Palazzeschi,
Corrado Govoni, Libero Altomare,
Giuseppe Carrieri, Mario Puccini,
Enrico Cardile, Luciano Folgore,
Mario Betuda.
Ecco il grande romanzo esplosivo che vi promisi. — È polifonico come le anime nostre, ed è, insieme, un canto lirico, un’epopea, un romanzo d’avventure e un dramma.
Io sono il solo che abbia osato scrivere un simile capolavoro, il quale morirà per mano mia, un giorno, quando il crescente splendore del mondo avrà agguagliato il suo e lo avrò reso superfluo.
A scorno degli abitatori di Podagra e di Paralisi, quest’opera mia garrisce al vento della gloria come uno stendardo dell’immortalità, sulla vetta più alta del pensiero umano; e il mio orgoglio di creatore ne è soddisfatto.
Non la difendete: guardatela, piuttosto, rimbalzare scoppiando, come una granata ben carica, sulle teste spaccate dei nostri contemporanei, e poi ballate, ballate un ballo guerresco, guazzando nelle pozzanghere della loro imbecillità, senza ascoltarne lo sciacquìo monotono.
Quando io dissi loro: «Disprezzate la donna!» tutti mi lanciarono improperi triviali, come altrettanti tenitori di postriboli, inviperiti da una retata poliziesca! Eppure, io non discuto già del valore animale della donna, ma dell’importanza sentimentale che le si attribuisce.
Io voglio combattere l’ingordigia del cuore, l’abbandono delle labbra semiaperte a bere la nostalgia dei crepuscoli, la febbre delle chiome oppresse da stelle troppo alte, color di naufragio… Io voglio vincere la tirannia dell’amore, l’ossessione della donna unica, il gran chiaro di luna romantico che bagna la facciata del Bordello!
Io gridai loro: «Glorifichiamo la guerra!» e, da quel giorno, lo spavento, folle mano di ghiaccio, malmena loro la milza, brancicando bene addentro fra lo stomaco angusto e le fragili costole.
Quale pittore saprà stendere sulla tela il verdegiallo splendente che anima le loro guance, mentre essi vanno biascicando le litanie della saggezza delle nazioni e del disarmo universale?
Di tanto in tanto, essi si gettano, l’un l’altro, le braccia al collo, per riprender fiato prima di avventurarsi in massa contro noi che siamo il Nemico da schiacciare, da schiacciare ad ogni costo!
- Mafarka il futurista
- Edizioni futuriste di “Poesia”
- 1910
- 338 pagine
- Lire 2,50
- Dedica
- 1. Lo stupro delle negre
- 2. lo stratagemma di Mafarka-el-Bar
- 3. I cani del sole
- 4. Il premio della vittoria
- 5. Il ventre della balena
- 6. Uarabelli-Ciarciar e Magamal
- 7. Il viaggio notturno
- 8. Gl’ipogei
- 9. Il discorso futurista
- 10. I fabri di Milmillah
- 11. I velieri crocifissi
- 12. La nascita di Gazurmah, l’eroe senza sonno