Collaudi futuristi è una raccolta di 58 prefazioni scritte da Marinetti per le opere dei futuristi. Sebbene il poeta combattente abbia iniziato a usare il termine collaudo soltanto nel 1938, qui sono incluse anche le prefazioni precedenti.
La prima, infatti, è per l’opera I poeti futuristi del 1912. Marinetti è prefatore, anzi collaudatore, di opere che lo vedono come coautore. Oltre a quella già citata, è presente anche Lo Zar non è morto, romanzo scritto dal collettivo dei Dieci.
Nomi ben conosciuti come Cangiullo, Armando Mazza, Benedetta, Pino Masnata, Arnaldo Ginna, Farfa, Tullio d’Albisola, Mario Carli, Bruno Aschieri si alternano ad altri autori meno noti.
Delle prefazioni Marinetti aveva le idee chiare e non mancò di esporle nel collaudot per 9000 mondi di Leon Roberto Cannonieri:
Voglio anzitutto dire esattamente ciò che penso delle prefazioni.
Le prefazioni che i letterati passatisti illustri scrivono per i libri dei giovani debuttanti sono dettate dal desiderio di liberarsi da una richiesta fastidiosa, quasi mai ispirate dalla volontà di rivelare al pubblico un nuovo ingegno.
Il loro egoismo pauroso vede in tutti i giovani dei pericolosissimi concorrenti.
Le loro prefazioni sono inevitabilmente prefazioni forzate di libri mediocri o prefazioni tiepide che scoraggiano il lettore.
Compiango i giovani che sognano di ornare il loro primo libro con simili cataplasmi!
Conoscete voi una prefazione di Carducci, Pascoli, Verga, D’Annunzio, che abbia rivelato un giovane geniale? Questi illustri letterati si sono sempre infischiati dei giovani.
Il collaudo nacque dall’esigenza di avere una nomenclatura futurista più completa possibile. Collaudo è un termine aeronautico, richiama quindi i concetti di modernità, velocità, simultaneità, come lo sono aeropoesia, aeropittura, ecc.
La raccolta di collaudi conta 3 edizioni, tutte nello stesso anno, ma con differenti copertine:
Scopri l’opera
Incipit di Collaudi futuristi
F.T. Marineti collaudatore
Per V.P.
“Collaudo”, non più “prefazione”, anche se non proprio sistematicamente, almeno a partire da una certa data, e il fatto subito si dichiara e precisa: si tratta, con evidenza molta, di una di quelle (di un’altra di quelle) (ri-)nominazioni metaforiche del reale, che tanta parte hanno avuto nella strategia futuristica. «Tengo moltissimo a questo dettaglio», sottolineava Marinetti nel chiedere a Balilla Pratella «i termini […] impiegati per sostituire gli andante, allegro, allegretto, ecc.1», ma, più che di uno spostamento nel campo della mera sinonimia, di un trasferimento da praticare sul piano dell’espressione soltanto e a parità di contenuto semantico, era questione, a fermo parer suo, di individuare, invenire, meglio inventare, termini che fossero «rispondenti allo stato d’animo in cui si trova l’artista creatore», pertanto, nella fattispecie, «pittoreschi o astratti, ma ad ogni modo futuristi, cioè brevi, assolutamente originali, virili e piuttosto militari». Come dire che il cambio del significante doveva essere, e chiaramente risultare, funzionale alla propria motivazione, trovarsi in rapporto biunivoco con essa, richiesto com’era dal carattere nuovo, e novatore, dell’esperienza da indicare. Quest’ultima infatti sarebbe rimasta impronunciabile, quindi inconoscibile, pertanto inutilizzabile, ove non si fosse fatto ricorso ad un segno adeguato, rispondente, corrispondente alla natura e significazione del fatto inedito.
«Il debutto del sole» di Francesco Cangiullo
Francesco Cangiullo, primo e altissimo poeta napoletano, e primo umorista d’Italia, nato sul golfo-tavolozza col Vesuvio pennacchio pennello per dipingere paradisi e terremoti di gioia!
Francesco Cangiullo è la più potente ondata che il Mediterraneo ha lanciato sull’Italia per sgermanizzarla da tutti i pedanti pederasti culturali e culturati.
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1 Lettere ruggenti a Balilla Pratella, a cura di Giovanni Lugaresi, Quaderni dell’Osservatore, Milano, 1969, p. 30. La lettera in questione è datata 14 febbraio 1912.
- Collaudi futuristi
- Guida Editori
- 1977
- 308 pagine
- Lire 5.500
- Glauco Viazzi, F.T. Marinetti collaudatore
- «I poeti futuristi»
- «Il debutto del sole» di Francesco Cangiullo
- «Firmamento» di Armando Mazza
- «Il fuoco delle piramidi» di Nelson Morpurgo
- «Liriche bleu» di Alfredo Trimarco
- «Romanzo vegetale» di Gino Bonomi
- «9000 mondi» di L.R. Cannonieri
- «Avviamento alla pazzia» di Franco Casavola
- «Telegrafo e telefono dell’anima» di Giovanni Gerbino
- «Lo Zar non è morto» dei Dieci
- «Autoritratto futurista» di Oswaldo Bot
- «La sfera di platino» di Giuseppe Lo Duca
- «Le Studentesche» di Fortunato Bellonzi
- «Anime sceneggiate» di Pino Masnata
- «Viaggio di Gararà» di Benedetta
- «Quando’ero pecoraio» di Giacomo Giardina
- «Iride scapigliata» di Oreste Marchesi
- «Tavole parolibere» di Pino Masnata
- «Infinito» di Bruno G. Sanzin
- «L’uomo futuro» di Arnaldo Ginna
- «Nudità futuriste» di Alceo Folicaldi
- «Noi miliardario della fantasia» di Farfa
- «L’anguria lirica» di Tullio d’Albisola
- «Risate esplosive» di Fernando Cervelli
- «Uno spicchio di luna o d’aglio, amore?» di Fernando Cervelli
- «L’universo in pugno» di Aldo Giuntini
- «L’altalena dei sensi» di Alceo Folicaldi
- «Canti fascisti della metropoli verde» di Pino Masnata
- «L’Italiano di Mussolini» di Mario Carli
- «A.A.A. 500.000 urgonmi» di Tullio d’Albisola
- «Il Duce e il Fascismo nei canti dialettali d’Italia» di Filippo Fichera
- «L’aeropoema futurista dei legionari in Spagna» di Bruno Aschieri
- «Studenti fascisti cantano così» di Emilio Buccafusca
- «Corti circuiti» di Geppo Tedeschi
- «Iniezioni a Don Abbondio» di A. Presenzini Mattoli
- «Ottimismo ad ogni costo» di Bruno G. Sanzin
- «L’aeroporto» di Ignazio Scurto
- «Aeropoema futurista della Sardegna» di Gaetano Pattarozzi
- «Fiori e motori» di Ludovico Gaetani
- «Campi Flegrei» di Laura Serra
- «Liriche d’assalto» di Federico Pinna Berchet
- «Poesia dei ferri chirurgici» di Pino Masnata
- «Autarchia della lingua» di Adelmo Cicogna
- «Picchiata nell’amore» di Piero Bellanova
- «Marciate meglio dei Romani Camicie Nere» di Elio Balestreri
- «Carlinga di aeropoeti futuristi di guerra»
- «Gli Adoratori della Patria» di Geppo Tedeschi
- «L’essenza del futurismo» di Giovanni Acquaviva
- «Il poema del tecnicismo del basso Sulcis» di Eugenio Caracciolo
- «Tato raccontato da Tato»
- «Aria Madre» di Castrense Civello
- «La donna e il futurismo» di Maria Goretti
- «Aeropoesia futuriste di bombardamenti» di Ennio de Concini
- «Inghilterra fogna di passatismo» di Gaetano Pattarozzi
- «Fiori d’Italia» di Bruno G. Sanzin
- «L’aeropoema futurista dell’Umbria» di Franca Maria Corneli
- «Bombardata Napoli canta» di Piero Bellanova
- «Testi-poemi murali» di Carlo Belloli
- Glauco Viazzi, Giustificazione bibliografica
- Indice dei nomi
- Indice generale