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Marinetti inizia la sua carriera letteraria come poeta nel 1898 e come poeta la conclude nel 1944: un arco temporale di 46 anni. Sebbene la poesia abbia caratterizzato l’intera vita del poeta combattente, Marinetti fu molto di più.

Seguendo gli eventi della sua vita avventurosa dinamica mai monotona, analizzando l’enorme varietà dei suoi scritti e le tante iniziative culturali politiche sociali intraprese, emerge una figura ineguagliabile nel panorama novecentesco italiano.

I primi anni del Futurismo furono febbrili per Marinetti, sempre in viaggio per l’Europa e perfino oltre, in Russia, per divulgare la sua prima grande creazione e portare il Futurismo oltre i confini nazionali.

L’arte, per Marinetti, non era infatti un’attività sedentaria: l’arte è rivolta al pubblico e l’artista deve stare a stretto contatto con esso, conoscerlo. Marinetti si rilevò così un grande conferenziere, animatore e organizzatore di eventi.

Le serate futuriste, avvenimenti unici e irripetibili, furono espressione dinamica di questo atteggiamento: non per nulla finivano sempre con lancio di ortaggi e oggetti e risse dentro e fuori dal teatro, con interventi delle forze dell’ordine.

La declamazione delle poesie e dei manifesti sottolineava questa tendenza: Marinetti, modulando la voce e con mimica e gestualità, valorizzava l’opera scritta, che penetrava nel pubblico grazie all’ascolto.

Della declamazione si servì perfino in trincea, allietando i commilitoni durante le pause fra un combattimento e l’altro e, di fatto, divulgando le opere futuriste.

Nel 1944 cala infine il sipario sulla vita frenetica e geniale di Marinetti e dal dopoguerra cala anche la damnatio memoriae sul suo nome e sulle sue opere, una vergogna che ebbe termine dopo quasi un quarto di secolo.

La scrittura non limita l’opera letteraria

Ma non limita neanche l’artista. Marinetti era solito dettare lettere e opere ai suoi collaboratori fidati, dal segretario Decio Cinti – che tradusse dal francese le prime opere del poeta – alla moglie Benedetta Cappa, alle figlie, alle cameriere di vecchia data, le vestali del Futurismo Nina e Marietta Angelini (prima autrice di tavole parolibere della storia).

Se le declamazioni furono una prima volontà di oltrepassare la scrittura, il paroliberismo – la tecnica compositiva di “parole in libertà” inventata da Marinetti, che impose al suo movimento – diede all’opera letteraria un aspetto visivo e non più unicamente testuale.

I libri futuristi – e ancor più le tavole parolibere – divennero oggetti d’arte realizzati con cura tipografica, dove i caratteri, che potevano aumentare o diminuire di grandezza a imitazione della tonalità di voce, assumevano, insieme alle onomatopee, una funzione musicale e acustica.

L’introduzione di segni matematici nella scrittura, poi, permetteva di ottenere quella sintesi tanto amata dai futuristi, dando al testo un’immediatezza che le parole, da sole, non potrebbero offrire.

Il libro futurista non andava più soltanto letto, ma percepito nella sua completezza. Non era possibile distinguerne l’aspetto letterario da quello visivo: il libro creava un’immersività totale nella storia, grazie alla sua sensorialità acustico-testuale.

Con l’invenzione del tattilismo – nato ufficialmente il 14 gennaio 1921 (ma retrodatato all’11) con un manifesto dedicato – Marinetti inaugurava una nuova stagione del Futurismo. Le tavole tattili donavano all’opera letteraria una nuova percezione, quella del tatto appunto, e offrivano ai fruitori nuove e uniche suggestioni.

Marinetti trasformò il tatto in arte. Il tattilismo doveva «avere per scopo le armonie tattili, semplicemente, e collaborare indirettamente a perfezionare le comunicazioni spirituali fra gli esseri umani, attraverso l’epidermide».

Un autore partecipe delle proprie opere

La figura di Marinetti divulgatore risale al 1894, quando fondò la sua prima rivista, «Le Papyrus», a soli 17 anni, ad Alessandria d’Egitto. Una rivista che ci appare come antesignana del Futurismo.

11 anni dopo – un numero casuale, certo, ma al contempo una coincidenza che non può lasciare indifferenti – nel 1905 Marinetti fonda una seconda rivista, «Poesia», un progetto unico perché periodico internazionale, multilingue perfino.

Entrambe le riviste pubblicavano scritti di Marinetti e di altri autori. Quando «Poesia» chiuse, il nome continuò a vivere con le Edizioni Futuriste di «Poesia», la casa editrice di Marinetti che pubblicava opere sue e di altri futuristi.

Marinetti come editore, come curatore editoriale anche, perché organizzò antologie di poeti futuristi. Fu dunque un autore partecipe in modo totale delle proprie opere e delle opere degli adepti del Futurismo, che aveva fatto pubblicare.

Ricordiamo le sue misurazioni – sorta di critiche letterarie – e i suoi collaudi – che potremmo definire “aeroprefazioni”.

Marinetti riscrisse il linguaggio editoriale, creò anzi un nuovo modo di fare editoria.

Possiamo definirlo “genio”?

Somma potenza creatrice dello spirito umano, propria per virtù innata di pochi ed eccezionali individui, i quali per mezzo del loro talento giungono a straordinarie altezze nell’ambito dell’arte o della scienza.

Così il dizionario Treccani definisce la voce “genio” e sembra quasi si stia riferendo a Marinetti, uomo dalla somma potenza creatrice, dalle innate virtù e soprattutto individuo eccezionale.

Ripercorrendo la sua vita spericolata, non possiamo che considerarlo un genio. La damnatio memoriae è terminata nel 1969. Lunga memoria a F.T. Marinetti.

Commenti, fischi, applausi, zuffe

  • L'Orsa elettrica
    Pubblicato: 11 Dicembre 2023 14:13

    Lunga memoria a Effetì!

    • Daniele Imperi
      Pubblicato: 11 Dicembre 2023 14:59

      Ormai Marinetti è entrato di diritto nella memoria e nell’editoria. Questo e altri progetti ne porteranno avanti non solo la memoria, ma anche le opere.

      • L'Orsa elettrica
        Pubblicato: 11 Dicembre 2023 15:18

        Lunga memoria a Marinetti e onore a te! 🙂

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