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Con l’avvento della Seconda guerra mondiale, e con l’entrata dell’Italia nel conflitto al fianco della Germania e del Giappone, le opere di Marinetti furono influenzate dai nuovi scenari che si stavano delineando sul continente europeo.

Dei sette libri che il poeta combattente mandò in stampa dal 1940 al 1944, anno della sua morte, cinque sono di argomento bellico: Canto eroi e macchine della guerra mussoliniana e L’esercito italiano. Poesia armata del 1942, Canzoniere futurista amoroso guerriero e Lo riprenderemo del 1943 e L’aeropoema di Cozzarini del 1944, dedicato al primo caduto della Repubblica Sociale Italiana.

A questi cinque dobbiamo aggiungerne altri due: uno composto poco prima di morire, Quarto d’ora di poesia della X Mas, che Benedetta Cappa fece pubblicare postumo un mese più tardi, nel gennaio 1945, e Originalità russa di masse distanze radiocuori, che vide la luce soltanto nel 1996, romanzo futurista sulla campagna di Russia.

Al di là dei libri imperniati su episodi della guerra in atto, Marinetti scrisse una serie di aeropoemi guerreschi, che riflettevano il periodo storico che stava vivendo l’Italia e erano incentrati su episodi bellici di cui il poeta veniva a conoscenza.

Gli aeropoemi futuristi della guerra mussoliniana

«La rivista illustrata del Popolo d’Italia»
«La rivista illustrata del Popolo d’Italia», giugno 1941

A partire dal giugno 1941, e nell’arco di un anno, Marinetti iniziò una collaborazione pressoché continua con il periodico «La rivista illustrata del Popolo d’Italia», in cui pubblicò undici aeropoemi – numero scelto a caso? – dedicati a eventi e personaggi della guerra in corso.

I componimenti apparvero nella rubrica “Gli aeropoemi futuristi della guerra mussoliniana”, che li ospitò dal giugno al novembre 1941, dal gennaio al febbraio 1942 e dall’aprile al giugno dello stesso anno:

  1. “L’aeropoema dell’aviatore Mario Visentini”, giugno 1941
  2. “L’aeropoema di Ciaràvolo e Borsini”, luglio 1941
  3. “L’aeropoema della famiglia Savarè gara di eroismi, agosto 1941
  4. “L’aeropoema del sottomarino”, settembre 1941
  5. “L’aeropoema del Ten. Colonnello Gabriele Pepe”, ottobre 1941
  6. “L’aeropoema del sottufficiale di contabilità Annibale Pagliarini”, novembre 1941
  7. “L’aeropoema del microporto dei sommergibili”, gennaio 1942
  8. “L’aeropoema dell’aviatore Corinto Bellotti, Aeroambulanza sul mediterraneo”, febbraio 1942
  9. “L’aeropoema dei calibri inglesi che falliscono Punta Stilo”, aprile 1942
  10. “L’aeropoema dei Carabinieri del Culquabert”, maggio 1942
  11. “Le vigne romane di S. Eurosia acclamano i trimotori”, giugno 1942

A luglio Marinetti partì volontario per la campagna di Russia. Al rientro, malato e sfibrato, cambiò più volte residenza, fino a stabilirsi a Bellagio, dove finì i suoi giorni.

Una raccolta per gli aeropoemi futuristi

Otto di questi aeropoemi furono raccolti in volume dal poeta, seppur con alcune differenze, nella già citata raccolta Canto eroi e macchine della guerra mussoliniana, uscita il 15 maggio 1942. E forse il titolo del libro è stato in parte ispirato a quello della rubrica della «Rivista illustrata del Popolo d’Italia».

La principale differenza è il nome scelto per il componimento: nella «Rivista illustrata del Popolo d’Italia» erano aeropoemi, nella raccolta divennero simultaneità. Anche la struttura di alcuni titoli subì delle modifiche: “L’aeropoema dell’aviatore Mario Visentini” divenne la “Simultaneità dell’aviatore Mario Visintini gloria dell’Aviazione italiana” (notare la diversa grafia del cognome).

“L’aeropoema di Ciaràvolo e Borsini” divenne “Simultaneità di Borsini Ciaravolo cacciatorpediniere «Nullo» gloria della Marina italiana”; “L’aeropoema del sottomarino” cambiò in “Simultaneità del sommergibile”; “L’aeropoema del Ten. Colonnello Gabriele Pepe” divenne “Simultaneità del Ten. Colonnello Gabriele Pepe gloria delle truppe coloniali artiglieri bersaglieri fanti e camicie nere”.

Al poema dedicato ad Annibale Pagliarini nella raccolta viene aggiunto nel titolo “alpino”, che precede “sottufficiale”, e al poema dedicato ai Carabinieri viene aggiunto “gondarini” prima di “Carabinieri”.

Infine, da “L’aeropoema dell’aviatore Corinto Bellotti, Aeroambulanza sul mediterraneo” si passò a “Simultaneità dell’aviatore Corinto Bellotti gloria della Croce Rossa Aerea sulle battaglie aeronavali del Mediterraneo”.

Il settimo poema della raccolta non apparve nella rivista: “Simultaneità della giornata di due nuvole”.

Marinetti, poeta della guerra vissuta

Con questo titolo Bruno Corra traccia, sul numero di novembre 1942 della «Rivista illustrata del Popolo d’Italia», un profilo della poetica di Marinetti, in riferimento alla raccolta Canto eroi e macchine. Lo stesso Marinetti, ci ricorda Corra, si definisce un «Omero motorizzato».

«Marinetti è l’unico vero poeta rivoluzionario del nostro tempo», continua Corra, il «creatore della superimmagine poetica». Con questo termine, superimmagine, lo scrittore ravennate intende un blocco di immagini mai separate, ma legate, indissolubili, insieme. E non possiamo certo negare che gli aeropoemi marinettiani, o simultaneità che dir si voglia, non siano densi di vivide immagini, di vulcaniche descrizioni, di azzardi letterari.

La poetica di Marinetti, guerresca e non, è immaginifica, istintiva, futurista, volendo condensare in quest’ultimo aggettivo l’intera rivoluzione linguistica che il poeta combattente operò con le sue opere, i suoi manifesti, le sue conferenze. E anche con le legnate, va detto, ricordando le esplosive e bizzarre serate futuriste.

Di certo possiamo asserire che se vi fu un poeta “autorizzato” a cantare la guerra, quello fu F.T. Marinetti, che la conobbe su più fronti, su più conflitti, sempre volontario, al grido di “guerra sola igiene del mondo”.

La guerra strazio pericolo fatica sudiciume pazienza ferocia bontà, la guerra tragica e sorprendente e monotona e allegra, la guerra colma di tutte le sublimità e di tutte le umiltà di cui l’uomo è capace, la guerra esame politico economico spirituale di una razza, la guerra gigantesco fenomeno dove la volontà degli uomini s’incrocia con misteriosi scatenamenti d’energie cosmotelluriche.

Sono le parole di Corra, che non solo dipingono alla perfezione il significato “filosofico” di guerra, ma riassumono anche lo slancio passionale che Marinetti infondeva nella composizione dei suoi poemi guerreschi e nella sua volontà di combattere per la Patria.

«Il mondo poetico di Marinetti ha conquistato la sua forma definitiva, una forma che merita in pieno d’esser detta classica», sostiene Corra. Classica perché «sigillo dell’esatto e del duraturo».

Non possiamo che concordare: oggi, a quasi un secolo e mezzo dalla sua nascita e quasi 80 anni dalla morte, le opere di Marinetti – durature, ormai, perché ancora studiate lette ricordate – appartengono di diritto alla sfera dei classici.

Commenti, fischi, applausi, zuffe

  • L'Orsa elettrica
    Pubblicato: 11 Marzo 2024 11:26

    Molti dei guerrapoemi mi mancano, li metto in lista. Chissà se mio nonno, anche lui volontario, ebbe il privilegio di conoscerlo in Russia.
    La foto che hai scovato apparsa nel bollettino è una vera chicca.
    “Omero motorizzato”, che meraviglia! 😀

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