Che il movimento di Marinetti avesse scosso l’intero mondo letterario italiano – e non solo – è un fatto risaputo. Che, forse, sarebbe stato anche prevedibile, è qualcosa che possiamo supporre soltanto con il senno del poi.
Un movimento come quello futurista attirò a sé consensi, ma anche critiche, e pesanti a volte.
Lasciando ai passatisti queste ultime, ci soffermiamo qui non ai consensi, bensì alle bonarie parodie.
La conferenza-parodia “L’idea futurista”
Questa conferenza-parodia fu detta per la prima volta a Roma (Teatro Apollo) nel Luglio 1911, e successivamente ripetuta a Napoli (Politeama Giacosa), Milano (Trianon), Torino (Maffei), Bologna (Duse), Genova (Variétés), Firenze (Folies Bergère), Venezia (Rossini) e Palermo (Bellini).
Così si legge nella prima pagina del fac-simile del manifesto lanciato al pubblico alla fine della conferenza, un libretto di 12 pagine non numerate, al prezzo di 1 lira, che elenca “opere, tragedie, farse, tragicommedie, pantomime del Futurismo” (in cui si riconoscono alcuni titoli di opere di Marinetti):
- Ma faccia il futurista… Vadi là
- Alla conquista delle stalle
- Re Barcolla
- Io pan o te tull
- Distrazione
- Povesia
- La donna è… immobile
- L’Album della futuricinemafavatografia
- I miei manifesti
L’idea futurista fu realizzata da Luciano Molinari rifacendosi al primo manifesto futurista, segnalata spesso con il titolo Morite tutti! (che compare anche nell’ultima pagina del libretto), e a firma di “Fi-Ti Marionetti”.
Chi era Luciano Molinari?
«Perfetto parodista, satirista ed imitatore»1, Luciano (il cui vero nome era Giuseppe) Molinari (Garlasco, 12 dicembre 1880-Torino, 27 luglio 1940) fu un attore, cantante e imitatore.
Iniziò comunque come maestro di scuola e fu il primo in Italia a valorizzare il ruolo dell’imitatore, anche se dovette la sua fama come dicitore di canzonette italiane (che egli stesso creava) o tradotte dal francese.
Molinari fu anche il primo a usare il frac nel varietà.
Insomma, un gran personaggio, che purtroppo morì in estrema miseria.
Marinetti, che lo apprezzò e di cui divenne amico, lo nomina nel manifesto futurista “Teatro antipsicologico astratto e tattile” (titolo completo: “Dopo il teatro sintetico e il teatro a sorpresa, noi inventiamo il teatro antipsicologico astratto, di puri elementi e il teatro tattile”), apparso su «Noi», II serie, n.6-7-8-9 nel 1924:
Il Teatro Sintetico (creato da Marinetti e Settimelli) è stato imposto vittoriosamente in Italia dalle Compagnie Berti, Ninchi, Zoncada, Tumiati, Mateldi, Petrolini, Luciano Molinari;
La dedica di Molinari a Marinetti
Mio Illustre Amico,
Fu appunto in una di quelle mattinate verdi di nebbia sarcastica, nel ritorno dall’antro orgiastico dell’orizzontalismo iperbolico, ebbro di baci infetti e di miasmi cosmopoliti, l’anima caotizzante nel patinume delle trenta lune grigie, che sognai il Tuo urlo, poderoso come settantamila mitragliatrici in baldoria.
E mentre cantavo il Tuo Carme di guerra, provavo come Te – tutta intera – la vertigine gialla che colerizza i cuori e sprofonda le formidabili e sublimi violenze dell’uomo, nei detriti polverosi del marciapiedume quotidiano.
Per un attimo, per un attimo anch’io stavo per piegare le ginocchia alle gigantesche Mummie, vermi dal torace ultradinamico, dalle fauci immani, nelle cui voragini sarei precipitato quale coleottero epilettico!
Ma quando il Tuo fiato salmistrato, che sa le vampate del tabacco macedone, bruciò le mie belle labbra di camoscio elettrico, sentii dal mio sangue – rosso come garofano oceanico – salire a battiti di gôrgo tutta la fiamma del Tuo midollo cellulare, meraviglioso e fantastico midollo tonico, digestivo, diuretico, alcalino. E vinsi!…
Tu puoi dunque affermare con orgoglio alle pulci incravattate, mio Illustre Amico e Maestro, di aver generato nella Tua ovaia scarlatta, col concorso del Tuo vomito sacro, il più bel Feto da offrire in olocausto al quattordicesimo Sole del nostro cielo poliedrico, nikelato di sadiche stelle!
L’idea futurista
Avevamo fornicato tutta la notte – i miei amici ed io — sotto i fanali stellati da orme di mosche elettriche, chiuso il cuore come in una carcassa satanica, opulente e frenetica.2
Un magnifico vòmito loquace gonfiava il singhiozzo dei nostri petti3, poiché ci sentivamo soli in quell’ora, di fronte ai kanguri isotteî4 ed ai pleiosauri demoniaci, soli, assieme ai fuochisti addormentanti che lanciano le pancie arroventate delle locomotive alla bella corsa della catastrofe.
Poi il silenzio divenne cupo, e mentre sputavamo sulle barbe dei palazzi moribondi, udimmo subitamente il ragliare delle automobili sbuffanti, che ci impiastrarono amorosamente di olio e di grasso, superbo spruzzo dell’ideale mistico che si concede in battesimo alle anime irradiate dal rosso dell’aurora somatica.
Andiamo! Partiamo!…
Noi saremo i primi Eroi che sfonderanno col calcio ferrato le vulve putride delle femmine di tutto il mondo, e gusteremo da soli, nelle nostre viscere tonanti, l’ebbrezza di concepire i figli che verranno!
Spacchiamo porte e cardini con il sublime gesto del ladro! Palpiamoci, amici miei, amici miei coniatori e idrosifonici, contro i cadaveri letamaizzanti la nostra strada poliedrica.
Un acre odore di verbena e di aglio scosse in un attimo le nostre narici dinamiche, simili a voragini elefantesche addentate dallo sterco pecorino.
Fiutammo! È Lei!… È Lei, dissi io. II fiuto, il fiuto solo basta alle femmine dei suini!…
Eravamo come sei leoni, sei leoni dalle criniere vive, violacee, ciclopiche, incandescenti, areoplaneggianti!
Fracassiamoci il cervello contro il paracarro dei cani rognosi, non per disperazione, no, ma per rifarci il midollo del pescecane e il fegato della pantera imbalsamata.
Allora in un impeto algerino, ci scaraventammo in un fossato!5 Oh! materno fossato, semicupio di cancrena e di lebbra, come gustammo avidamente l’effluvio della tua melma fortificante, che ci ricordò le sessanta mammelle delle nostre trenta balie sudanesi!6
Quando ci sollevammo, il motore aveva arso i nostri bottoni e i nostri sigari, infranti gli angoli delle nostre fantastiche camicie internazionali, e la bellissima cloaca, gorgogliante dei nostri ultimi gemiti, guizzava lampi magnetici di gaiezza titanica.
Consummatum est7! esclamai: e lanciando al Sesto Sole le mie unghie spezzate, come il grande ammiraglio attendato sul promontorio delle nubi, urlai: Fetenti!… Fetenti!… Tutti quelli che sono del Passato sono fetidi, perché il Passato, puah, è fetido!
Colla parola, col pugno, collo schiaffo, col crépito e collo scaracchio, avanti!8
Come ovunque, anche a… (nome della città in cui viene detta la conferenza) siamo venuti, pronti alla lotta ad oltranza.
Noi vogliamo su… (c. s.) una gigantesca cascata di acido prussico, che sconvolga in un attimo, ciò che la nostra bollente fantasia di grandi artisti, ha da lungo tempo bollato per fetido, decrepito ed ignobile!
… (c. s.) conservatorio di cimici mummificate, museo di pidocchi e di bagherozzi scolari, noi vogliamo bombardare con le corazzate del futurismo, ancorate nei nostri petti, pronte allo sparo!…
Piova dunque su Voi, tutto il cianuro di potassa e l’acido solforico a settecentomila gradi di caloria, e piova fintantoché i Cieli, i nostri Cieli, non abbiano evacuata la più sublime delle escrezioni!
Delle obiezioni? Ah! Ah! le conosciamo a memoria le vostre obiezioni!9 Du nouveau! Del nuovo, dell’originale, o secchi scorfani da stagno! Del sangue ci abbisogna per rifare tutti i mondi consunti dalla carie millenaria! Del rosso, dateci del rosso più rosso del rosso di tutti i rossi, dateci il ventre formidabile di un toro spagnuolo che abbia divorate settemila bandiere scarlatte!
Ah! Ah! Eccolo là l’esercito!… Io vi vedo tutti, o budelli gialli, insecchiti, rigaglie bizantinamente flatulenti nella schiuma odorante del salmastro che fete!
A me la spada, la mia piccola spada! Ah! li sa, li sa la mia spada i palpiti e i ruggiti che squarciano i cieli della sesta ora, rutilanti sulla scorza del Sole.
Siamo noi che sognammo l’ora acre e turbinante della aggressività sibaritica che sconquassa la putredine alata. Ritti sul cocuzzolo dell’orizzonte, abbiamo accarezzate le nubi fameliche, che pulsavano di corrosivo marciume ovoidale.
È l’alba! L’orizzonte bicipite che sfiora le mistiche carogne dai calzari ampi e dalle labbra perlacée, ci annuncia che le fauci bramose di sanguinolenta preda uricemica nell’ansimar del fiato fetido mattutino, urlano l’idrofobia pitagorica del pasto sacro, incrostato di pèonie sfiancate, e di rubini sofferti nel pallidore del ribes ombellicale!
Eccoli là, putredine laida, i Puzzoni delle trentaquattro lune! Idioti! Detraqués10! Saligauds11! L’incendio comincia! Udite il crepitio dei vostri letamai, musei, biblioteche, accademie, palazzi, teatri, chiese, monumenti; e voi, gondole nere, altalene di cretini di tutto il mondo, divani galleggianti, sfondati dal beotume addormentato sulle Guide bestiali!
Tacete infine, e che io salga sulla piramide altissima formata da tutte le vostre teste di passatisti, per ridurre in poltiglia cucubirtacea i vostri cervelli di cloro canforato!
Via! Via! Largo a me, al Re della mia baldoria12, caracollante sui sinistrieri dai tacchi Dunlop13 e dalle natiche aulenti di craterici boati, i paradisiaci boati che sollevano gli epigastri gialli, dalle moltitudini di repressi borbottamenti interiori!
Silenzio!… Sua Maestà, rutta!…
E noi ritti sul cocuzzolo dell’orizzonte lanciamo ancora una volta la spada alla conquista delle stalle…14 (Pioggia di vegetali). Eccola la mia apeteosi!…
Del resto, sappiatelo, con sessantamila franchi di rendita15, ce ne infischiamo delle vostre carote, idioti!…
—
1 Matteo D’Ambrosio, Nuove verità crudeli origini e primi sviluppi del futurismo a Napoli, A. Guida, 1990, p. 434.
2 Dalla premessa del Manifesto del Futurismo: “Avevamo vegliato tutta la notte – i miei amici ed io – sotto lampade di moschea dalle cupole di ottone traforato, stellate come le nostre anime, perché come queste irradiate dal chiuso fulgòre di un cuore elettrico”.
3 “Un immenso orgoglio gonfiava i nostri petti”.
4 Riferimento all’Isotta Fraschini, l’auto di Marinetti.
5 Marinetti, con la sua Isotta, finì in un fossato il 15 ottobre 1908.
6 “Oh! materno fossato, quasi pieno di un’acqua fangosa! Bel fossato d’officina! Io gustai avidamente la tua melma fortificante, che mi ricordò la santa mammella nera della mia nutrice sudanese”.
7 Locuzione latina: “È finita”. Fu pronunciata da Gesù sulla croce prima di morire.
8 Dall’art. 3 del Manifesto: “Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.”.
9 “Ci opponete delle obiezioni?… Basta! Basta! Le conosciamo…”.
10 Pazzi.
11 Bastardi.
12 Chiaro riferimento all’opera teatrale di Marinetti Re Baldoria.
13 Gli pneumatici dell’Isotta.
14 Dalla conclusione del Manifesto: “Ritti sulla cima del mondo, noi scagliamo, una volta ancora, la nostra sfida alle stelle!…”.
15 Allusione alla rendita di Marinetti, che, alla morte del padre, aveva ereditato un’ingente fortuna.
Sono un appassionato di opere di F.T. Marinetti e di Futurismo in generale. Nella vita scrivo articoli per blog, curo testi per siti aziendali e correggo bozze. Ho curato un aeropoema inedito di Marinetti.
Commenti, fischi, applausi, zuffe
L'Orsa elettrica
Adorabile questa ironia, ho ridacchiato divertita dall’inizio alla fine della lettura. Trovo questa dedica esilarante, non mi meraviglierebbe scoprire che Marinetti ne andasse pazzo.
Esemplare anche il suo non prendersi troppo sul serio (nonostante non fossero anni leggeri, quelli), altro che certi intellettuali di oggi la cui massima “apetosi” è un volgare litigio in un salotto televisivo.
Non conoscevo il Molinari, con “morite tutti” ha vinto tutto 😂
Grazie per questa chicca!
L'Orsa elettrica
Adorabile questa ironia, ho ridacchiato divertita dall’inizio alla fine della lettura. Trovo questa dedica esilarante, non mi meraviglierebbe scoprire che Marinetti ne andasse pazzo.
Esemplare anche il suo non prendersi troppo sul serio (nonostante non fossero anni leggeri, quelli), altro che certi intellettuali di oggi la cui massima “apetosi” è un volgare litigio in un salotto televisivo.
Non conoscevo il Molinari, con “morite tutti” ha vinto tutto 😂
Grazie per questa chicca!
Daniele Imperi
Questo opuscolo, infatti, è alla Beinecke Library di Yale, quindi era stato conservato da Marinetti.
Gli intellettuali, all’epoca, erano veri intellettuali, dotati di intelletto. Non come oggi, che sanno solo frignare e polemizzare.