È il 1894 e il Futurismo nascerà soltanto quindici anni più tardi. Marinetti è appena diciassettenne e si trova ad Alessandria d’Egitto, sua città natale (andrà a Parigi in primavera). È ancora un uomo, e un poeta, dell’Ottocento, ma la sua mente è proiettata avanti, al Novecento prossimo venturo.
Mancano, in fondo, soltanto 6 anni alla conclusione del XIX secolo. Il XX è alle porte e Marinetti ne apprezzerà quella primeva tecnologia, figlia della rivoluzione industriale, a cui il poeta combattente affiancherà la sua rivoluzione futurista.
Le radici del Futurismo
«Le Papyrus», nata il 10 febbraio 1894, rappresentò l’humus letterario che favorì la nascita del futuro Futurismo:
Sentiamo bene che nella nostra idea c’è una di quelle audacie familiari agli spiriti giovani, ma intendiamo abituarci a scrivere, parlare al pubblico, andare oltre e comunicargli il nostro giudizio sui mille fatti che compongono la vita di una grande città.
Questo primo editoriale, a firma di un non identificato I.J.A., contiene quelli che saranno i prodromi del linguaggio futurista: l’audacia, gli spiriti giovanili, il desiderio e la necessità di comunicare con il pubblico, la vita sociale in città.
«Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia», recita il punto 2 del “Manifesto del Futurismo”.
Tuttavia la rivista, redatta in francese, riservava uno spazio «complementare e secondario ai fatti» dando un riassunto di quelli che avevano «acquisito una certa importanza per la loro natura o per le circostanze» in cui si erano verificati. «Le Papyrus» si concentrava piuttosto sulla parte letteraria, critica e mondana della città.
In letteratura cercheremo di non assomigliare allo studente che non riesce a uscire dalla sfera ristretta in cui è imprigionato e che non può liberarsi dal giogo uniforme a cui il regolamento lo condanna.
Qui si respira già lo spirito che animò la letteratura futurista: fin dagli inizi i futuristi si distinsero per la loro estrema libertà di espressione. Avevano le loro regole e non intendevano farsi imprigionare dal giogo della letteratura passata o dai canoni letterari. Essi stessi, anzi, crearono un canone futurista.
Scriverà infatti Marinetti, nel 1910, nel manifesto “Contro i professori”: «Noi non abbiamo ascoltato i consigli prudenti che Nietzsche ci avrebbe dati, e abbiamo contemplato con orrore la gioventù italiana che colava, tristemente canalizzata, verso grandi fogne dell’intellettualità».
I professori passatisti, disse Marinetti, «vogliono soffocare in fetidi canali sotterranei l’indomabile energia della gioventù italiana».
Le onomatopee futuriste… ante litteram
Et ran plan, plan… et zin, boum, boum… et sur tous les murs, pleure d’immenses affiches blanches ou multicolores, gigantesques tire-l’oeil couverts de mirobolantes promesses, d’electrisantes proclamations!
Questo brano è l’incipit di un articolo intitolato “Chronique Carnavalescque et mondane” e firmato semplicemente La Rédaction, proveniente ancora dal primo numero de «Le Papyrus».
Le onomatopee richiamano quelle futuriste che Marinetti creò, vent’anni dopo, per l’opera del 1914 Zang tumb tuuum, il primo libro parolibero della storia, in cui i tataplumplum flac flac s’alternano ai fliff fluff, ai crang crang, ecc., nell’intento di sonorizzare il testo scritto, creando una lettura multisensoriale, che incontreremo in altre opere del poeta.
Il messaggio stesso di quel primo editoriale è futurista: «su tutti i muri piangono immensi manifesti bianchi o multicolori, giganteschi richiami coperti di promesse sorprendenti, di elettrizzanti proclami!».
Come fu annunciato, infatti, il Futurismo 17 anni più tardi?
Nelle città d’Italia Marinetti fece affiggere sui muri immensi manifesti che riportavano un laconico messaggio: «Futurismo – F.T. Marinetti».
E non fu, il Futurismo, colmo di promesse sorprendenti, d’elettrizzanti proclami?
Sono un appassionato di opere di F.T. Marinetti e di Futurismo in generale. Nella vita scrivo articoli per blog, curo testi per siti aziendali e correggo bozze. Ho curato un aeropoema inedito di Marinetti.
Commenti, fischi, applausi, zuffe
L'Orsa elettrica
Questo articolo è un vero ritorno al “passato futurista”, una bella parentesi in un giorno qualunque di un presente passatista 😉
Daniele Imperi
Grazie 🙂
In effetti il nostro presente di futurista ha ben poco, ma magari fosse passatista di un passato glorioso.