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Quando nacque Marinetti, Salgari aveva già 14 anni. Il poeta combattente lanciò il suo primo vagito il 22 dicembre 1876, ad Alessandria d’Egitto, nel continente in cui Salgari ambientò alcune delle sue storie d’avventura.

Nato a Verona il 21 agosto 1862, Salgari nel 1876 stava frequentando per la terza volta la prima media. Già, perché il futuro scrittore di romanzi d’avventura, anziché ascoltare le lezioni e studiare, occupava il tempo a scrivere storie.

Sembra strano che due autori così diversi, anche se in parte contemporanei – quando Salgari morì suicida a 49 anni, nel 1911, Marinetti aveva 34 anni e altrettanti da vivere – due autori così letterariamente distanti abbiano qualcosa in comune.

Eppure è così. A cominciare dal nome.

Il nome in comune (o quasi)

F.T. Marinetti è un nome d’arte, un nom de plume. Un nome futurista, anche, con quella sinteticità nelle iniziali tanto proclamata dal movimento da lui creato. Non avrebbe sortito lo stesso effetto il nome col quale fu registrato all’anagrafe: Emilio Angelo Carlo Marinetti. Quattro parole. E addio sintesi.

A Salgari non andò certo meglio, perché poté vantare ben 5 parole per il suo nome completo: Emilio Carlo Giuseppe Maria Salgari. Si fa quasi prima a leggere un romanzo che a pronunciare quel nome così altisonante.

I figli: un tributo alle loro creazioni

I figli perpetuano la famiglia. Ai figli si assegnavano (e si assegnano tuttora) nomi che tramandassero gli avi. Salgari e Marinetti, invece, nell’assegnare il nome ai propri figli tramandarono le rispettive creature letterarie.

Emilio Salgari ebbe 4 figli. A tutti diede un nome preso dai personaggi dei suoi romanzi:

  1. Fathima, nata nel 1893: da Fathma, protagonista de La favorita del Mahdi, 1884.
  2. Nadir, nato nel 1896: da Nadir, protagonista de Il re della montagna, 1895.
  3. Romero, nato nel 1899: da Romero Ruiz, protagonista de Le stragi delle Filippine, 1897.
  4. Omar, nato nel 1901: da Omar, La favorita del Mahdi, il cui primo capitolo è dedicato proprio al personaggio, 1884.

F.T. Marinetti ebbe 3 figlie. A tutte diede un nome che evocava l’essenza del Futurismo:

  1. Vittoria, nata nel 1927: Marinetti ha più volte invocato la vittoria nei suoi manifesti. Vittoria del Futurismo, prima di tutto, ma anche vittoria nella Prima guerra mondiale. Vittoria come sinonimo di ottimismo.
  2. Ala, nata nel 1928: altro nome futuristico, «l’ala dolce di una colomba, ma al tempo stesso l’ala forte di un aereo che oltrepassa ogni avversità»1, come ella stessa ricordò nel 2018. Ricordiamo che Marinetti nel 1912 pubblicò Le monoplan du pape, in cui egli stesso figurava come protagonista e pilota di aeroplano.
  3. Luce, nata nel 1932: la luce è sinonimo di futuro e progresso. È anche elettricità: «l’energica luce elettrica trionfa», scrisse Marinetti nel manifesto “Il Teatro di varietà”, luce che sconfigge «il molle e decadente chiaro di luna». Luce e Astra erano i suoi nomi, uno il completamento dell’altro.

Velocipedisti

Salgari amava la bicicletta. Anzi, il velocipede, com’era denominata allora. Nel 1885 Salgari fu anche presidente del Circolo Velocipedistico Veronese e partecipò a pedalate impegnative e a banchetti in cui tenne discorsi.

Marinetti andò in guerra in bicicletta. Già, perché nel 1915 si arruolò nel battaglione lombardo Volontari Ciclisti Automobilisti. Il VCA partecipò a una sola azione contro gli austriaci, a ottobre, ma bastò a conquistare Dosso Casina.

Schermidori

Salgari amava la scherma. Il 23 luglio 1885 partecipò a una gara di sciabola organizzata dalla Società Bentegodi di Verona, guadagnando un diploma di menzione onorevole2.

Anche Marinetti amava la scherma. Non abbiamo notizie dettagliate al riguardo, ma una foto vale più di 1000 parole:

Marinetti schermidore
“A magnificent photo of Marinetti in Fencing uniform. No date”, Beinecke Rare Book and Manuscript Library Yale.

Rissosi e duellanti

Chi mai penserebbe a Salgari come a uno scrittore rissoso? Le poche foto esistenti lo ritraggono con sguardo e atteggiamento tranquilli. Eppure anche il capitano dei romanzi d’avventura può vantare una sana scazzottata.

Nel settembre 1885 Salgari, che all’epoca lavorava come redattore a «La Nuova Arena» di Verona, ebbe uno scontro con lo scrittore Giuseppe Biasioli, redattore de «L’Adige». Scontro che avvenne a piazza Bra, al caffè Vittorio Emanuele, dove i due se le diedero.

Salgari arrivò poi a duellare con lo stesso Biasioli. Il 25 settembre alle 2 pomeridiane, nelle vicinanze di Chievo, nella zona di Forte San Massimo. Il duello, al primo sangue, fu vinto da Salgari, abile con la sciabola, che ferì Biasioli alla regione temporale sinistra.

Il povero Salgari fu processato e perse: dovette pagare un’ammenda di 30 lire e le spese processuali, facendosi poi 6 giorni di confino a Peschiera.

Chi mai penserebbe a Marinetti come a uno scrittore rissoso? Tutti, che diamine! Basti pensare a come finirono le serate futuriste! La violenza è ben presente nella narrazione marinettiana.

Il primo dei manifesti futuristi fu un «manifesto di violenza travolgente e incendiaria». E perfino l’arte, secondo il poeta combattente, «non può essere che violenza, crudeltà ed ingiustizia!»3.

Marinetti arrivò poi a duellare con più personaggi. Non sappiamo di preciso quanti furono i duelli di Marinetti, ma uno degli scontri, avvenuto il 3 maggio 1924 in un Teatro della Castelli Film di Roma, fu con il giornalista Carlo Chiminelli, che vinse.

Un altro duello, vinto da Marinetti e svoltosi il 16 aprile 1909 a Parigi, vide come avversario il critico Charles Henry Hirsch, che osò stroncare Le Roi Bombance su «Le Journal».

Inventori di un genere letterario

Salgari e il romanzo d’avventura

Quando Salgari esordisce in campo letterario con il racconto “I selvaggi della Papuasia”, pubblicato su «La Valigia. Giornale illustrato di viaggi» nel 1882, non è ancora consapevole di aver introdotto in Italia un genere letterario che prima non esisteva: l’avventura.

Il racconto d’avventura esisteva in realtà da diversi secoli, anche se in forme e strutture differenti. Avventura sono anche l’Iliade e l’Odissea di Omero e l’Eneide di Virgilio, ma lo sono anche le storie della narrativa medioevale che hanno raccontato le gesta di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda.

Ma i primi veri e propri romanzi d’avventura furono i ben famosi La vita e le strane sorprendenti avventure di Robinson Crusoe di Daniel Defoe del 1719 e I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift del 1726, che aprirono la strada a tanti altri autori e a centinaia di altre storie.

E in questo filone si introduce il francese Jules Verne, che arriverà tradotto anche nelle librerie italiane. Quando Verne pubblica nel 1863 il romanzo Cinque settimane in pallone con l’editore Pierre-Jules Hetzel, che decreta il suo avvio alla carriera letteraria, Salgari ha appena un anno.

Nessuno, in Italia, scriveva romanzi e racconti d’avventura. Fu Salgari il primo. E anch’egli spianò la strada a tanti altri autori e a centinaia di altre storie.

Ma non finisce qui. Salgari ha anche un altro primato. Scrittore di romanzi e racconti d’avventura, ma non solo: nel 1907 Capitan Salgari scrisse anche Le meraviglie del duemila, considerato il testo più importante della protofantascienza italiana.

Marinetti e il Programma di Vita

Quando Marinetti inventò il Futurismo, forse non sospettava ancora la potenza esplosiva di questa nuova avanguardia letteraria, che non fu solo letteraria, ma si estese all’intero mondo artistico – investendo pittura, scultura, architettura, pubblicità, cinema e teatro.

Con il Futurismo nacque un vero e proprio linguaggio – fatto anche di scazzottate (o pugilati, come li chiamavano all’epoca) – che Marinetti impose agli adepti: il paroliberismo. Fu a causa di quest’imposizione che Aldo Palazzeschi lasciò il movimento.

Nel 1922 Salgari aveva già abbandonato le scene da 11 anni, quando Marinetti pubblicò Gli amori futuristi. Programmi di vita con varianti a scelta. E così scrisse nella prefazione al suo libro:

Colla mia solita fecondità inesauribile e geniale io invento un nuovo genere letterario, un nuovo divertimento spirituale; il Programma di Vita, proposta allegra, multiforme, drammatica e balzante di fatti da compiere, di emozioni da provare e di spasimi da godere giocondamente con una centuplicata fede nella bellezza della vita.4

Non ci furono purtroppo altre opere marinettiane ascrivibili a questo innovativo genere letterario, ma resta la speranza che qualche autore neofuturista vi si dedichi prima o poi.

Ma non finisce qui. Marinetti ha anche un altro primato. Scrittore futurista, saggista, curatore di antologie, ma non solo: nel 1914 il poeta combattente pubblicò Zang Tumb Tuuum, il primo libro parolibero e anche il primo libro d’artista della storia.

Salgari ispirò Marinetti?

Prendiamo un incipit a caso fra i romanzi salgariani:

— A morte la romana!
— Che le sue viscere brucino sul petto di Molok!
— Egli ci sarà riconoscente e ci darà novella forza!
— A morte! A morte! Molok vuole vittime nemiche!
Un immenso urlo, sfuggito da trenta o quarantamila petti che parve il muggito d’una grande marea che scalza e rovescia le dighe, coprì per parecchi istanti quelle voci isolate5.

E adesso prendiamo l’incipit del romanzo marinettiano Mafarka il futurista:

— Cane! Scorpione! Vipera cornuta!… Lascia quella negra!… Ti proibisco di torcerle un capello!… Ma dove s’è cacciato il mio primo capitano?… Abdalla! Abdalla! Abdalla!…
Si udì un gemito di donna ferita, e, con qualche intervallo, il rumore di una lotta violenta, in un boschetto di fichi, a venti cubiti sotto i merli della fortezza, dall’alto della quale Mafarka-el-Bar, re di Tell-el-Kibir, sorvegliava la enumerazione dei prigionieri negri, gridando dei comandi ai suoi ufficiali6.

Le analogie sono evidenti: un dialogo come incipit – come spesso usava Salgari – e una descrizione vivida, ricca di dettagli. Analogie, appunto. O forse potrebbero neanche essere tali, ma semplicemente un modo come un altro di iniziare un romanzo.

C’è chi parlò perfino di plagio:

Il libro [Mafarka] è stato concepito durante l’estate del 1907 (quindi prima del primo Manifesto che risale al 1908). Il romanzo, che si presenta come un palese plagio dei romanzi di Salgari, sembra infatti nascere da un progetto di scrivere un romanzo a puntate e da una voglia di facile successo presso il grande pubblico; e questo potrebbe giustificare l’ipotesi che Marinetti in quel momento si buttasse senza altre preoccupazioni sul romanzo popolare, al di là dell’ambito liberty e culturale simbolista dei suoi primi scritti7.

Gli autori sostengono più avanti «che tutta l’atmosfera arabo-negra di Mafarka rimanda in primo luogo al ciclo di romanzi “africani” di Emilio, iniziato nel 1887 con La favorita del Mahdi»8.

Non sappiamo se Marinetti si sia voluto veramente ispirare al ciclo africano di Salgari. Di certo l’Africa ha sempre rivestito un ruolo importante per il poeta combattente, rappresentando la sua terra natia. E “l’atmosfera arabo-negra” non è altro che quella vissuta in prima persona da Marinetti, cresciuto con la balia sudanese, che ricorderà nelle sue opere.

Altri hanno equiparato la descrizione che Salgari fa di Niombo, personaggio del romanzo I drammi della schiavitù, con quella che Marinetti fa di Mafarka9.

Niombo:

Il più terribile negro dell’Africa equatoriale, un uomo che possiede una forza prodigiosa […]10

Era alto quasi sei piedi, aveva il petto ampio, le spalle larghe, le membra muscolose e, cosa strana in tale colosso, le estremità eleganti, dei piedi e delle mani…11

Mafarka:

Egli aveva la disinvoltura e la robustezza di un giovane atleta invincibile […]. […] i pettorali ampi, tutti a groppi d’impazienti radici, e i bicipiti che parevan di quercia, e la muscolatura inquietante delle gambe, alla quale il sudore dava luccicori esplosivi12.

Niombo e Mafarka sono due figure eroiche: in quale altro modo avrebbero potuto rappresentarli i due autori?

Salgari futurista?

Nell’agosto del 1910 Salgari ricevette una visita da due amici, Emilio Firpo (1890-1977), musicista, e Luigi Motta (1881-1955), scrittore. Gli proposero di trasporre al teatro il suo romanzo Le meraviglie del duemila.

L’opera avrebbe dovuto intitolarsi Ballo Excelsior futurista. Il Ballo Excelsior, che si deve a Luigi Manzotti (1835-1905), autore del libretto e della coreografia, e Romualdo Marenco (1841-1907), che lo musicò, esordì come balletto l’11 gennaio 1881 al Teatro della Scala di Milano.

Fu un’idea geniale e anche idonea al romanzo di Salgari: il Ballo Excelsior aveva come tema centrale il trionfo della scienza, tema usato da Salgari per Le meraviglie del duemila. Purtroppo l’idea non andò in porto.

Marinetti e Salgari

Marinetti e Salgari furono tanto diversi come autori, ma patrioti entrambi, geni entrambi, due figure che hanno contribuito a scrivere la storia della letteratura italiana.

Salgari, capitano che non fu mai capitano e che mai viaggiò per il mondo, e Marinetti, poeta che portò la sua idea futurista in giro per il mondo: le loro penne hanno da tempo finito l’inchiostro, ma i loro nomi, oggi leggenda, vivono ancora.

1 Nicoletta Maggi, FIGLIE DEL FUTURISMO: Ala Marinetti e Carla Tulli, 21 Maggio 2018.

2 Felice Pozzo, La vera storia di Emilio Salgari, Odoya, 2022, p. 67.

3 F.T. Marinetti, “Manifesto del Futurismo” 1909.

4 F.T. Marinetti, Gli amori futuristi. Programmi di vita con varianti a scelta, Casa Editrice Ghelfi Costantino, Cremona 1922, p. 6.

5 Emilio Salgari, Cartagine in fiamme (Donath, 1908).

6 F.T. Marinetti, Mafarka il futurista, Edizioni futuriste di “Poesia”, 1910, p. 17.

7 Traduzione da Sandro Briosi, Henk Hillenaar, Vitalité et contradictions de l’avant-garde: Italie-France, 1909-1924, José Corti, Parigi 1988, p. 119.

8 S. Briosi, H. Hillenaar, op. cit., p. 121.

9 Associazione internazionale per gli studi di lingua e letteratura italiana, Identità e diversità nella lingua e nella letteratura italiana: Poesia e narrativa dell Novecento, F. Cesati, 2007.

10 Emilio Salgari, I drammi della schiavitù, p. 26.

11 E. Salgari, op. cit., p. 36.

12 F.T. Marinetti, Mafarka il futurista, cit., p. 21.

Commenti, fischi, applausi, zuffe

  • L'Orsa elettrica
    Pubblicato: 11 Luglio 2023 11:08

    Interessante il parallelismo tra questi due uomini straordinari: Futurismo e Salgarismo oserei dire. Chissà se si sono mai incontrati? 😉 Salgari poi è stato il mio Ryanair della giovinezza, quanti viaggi low-cost tra le pagine dei suoi romanzi! 😛 Incredibile come si susseguono i multipli di 11 in tutto quello che ruota intorno alla figura di Effetti.

    • Daniele Imperi
      Pubblicato: 11 Luglio 2023 11:15

      Futurismo e Salgarismo sta proprio bene!
      E anche Marinettismo e Salgarismo.
      Su un eventuale incontro mi piacerebbe indagare. Strano anche che nei carteggi non abbia trovato nulla sul suicidio di Salgari.

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